La notizia era sostanzialmente attesa: dopo aver declassato, fra l’altro, la Repubblica e Cassa depositi e prestiti, l’agenzia di rating Standard & Poor’s aveva annunciato l’intenzione di monitorare Poste italiane, in quanto detenuta completamente dal ministero dell’Economia e delle finanze. E così ha fatto, portando ora il giudizio a lungo termine sulla società da “A” ad “A-” con previsioni negative per il futuro.
E questo nonostante gli ultimi messaggi lanciati dall’amministratore delegato di Poste, subito ripresi dai media. Nel giro di pochi giorni, Massimo Sarmi ha definito la raccolta come in linea con le stagioni precedenti (secondo S&P, circa il venti per cento dell’ammontare dei depositi nazionali si trova dietro gli sportelli postali) e assicurato che nel 2011 si chiuderà il bilancio in attivo, a dispetto dei crediti vantati nei confronti dello Stato. Inoltre, dopo il fortunato debutto di Poste mobile avvenuto quattro anni fa, per l’inizio del 2012 ha confermato l’ingresso dell’azienda nella telefonia fissa con voce ed internet, anche se, per ora, soltanto da un punto di vista tecnico. Elementi che presentano un operatore solido ed efficiente (servizio postale a parte), sebbene la pesante crisi economica abbia colpito il Paese e le sue strutture.
Nel frattempo Cdp -dopo aver registrato le valutazioni negative anche di Fitch (che ha ridotto il suo rating di lungo e breve termine da “AA-/F1+” ad “A+/F1”, con outlook negativo)- annota un’ulteriore caduta: la stessa Standard & Poor’s ha messo in “credit watch” negativo il suo rating di lungo e breve termine, attualmente pari a “A/A-1”.
Ora l’attenzione è sul summit europeo, in svolgimento tra oggi e domani a Bruxelles.