I “ribelli” che protestano ed aspirano all’indipendenza hanno tempo fino a lunedì per fermare la rivolta, già costata numerose vittime. È l’ultimatum stabilito da Pechino, che considera il Tibet, conquistato tra 1950 e 1951, come una propria provincia.
Concetto ribadito periodicamente attraverso diverse emissioni postali, fra cui una arrivata già il 15 marzo 1952. Quattro gli esemplari (valori: 400, due da 800, 1.000 yuan), con due soggetti: il monumentale palazzo del Potala a Lhasa e una scena agricola.
L’arrivo dei cinesi ha archiviato le poche emissioni autonome diffuse tra 1912 e 1959, e da allora (se si escludono alcune produzioni fasulle) nel mondo postale non si è più parlato di Tibet.
Intanto, si rinnova il dibattito sull’opportunità, o meno, di boicottare in qualche forma le prossime Olimpiadi. Secondo gli osservatori, è la crisi più drammatica dopo quella di piazza Tienanmen del 1989.