Nella pur lunga e travagliata storia delle relazioni umane e degli scambi di pensiero tra le persone, uno dei mezzi che ha contribuito ad accordare dignità al pettegolezzo è, senz'ombra di dubbio, la corrispondenza epistolare. “Non c’è dato sapere quando, dove e da chi ha avuto origine tale forma di comunicazione, né mio intendimento è tracciarne una storia, anche se pur sommaria”. Così introduce l’argomento Sabatino Ciocca, autore del libro “Storie di lettere. Alla scoperta di carte e carteggi più o meno celebri - Cabaret letterario” (168 pagine, 12,00 euro, edizioni Solfanelli).
Secondo Ciocca, regista di prosa ed operatore culturale, la fortuna della corrispondenza epistolare è sottoposta ad alcune variabili: il buon funzionamento dell’organizzazione postale, una grafia decifrabile, la tassa d’affrancatura. Un’ultima, ma non per questo meno trascurabile, variante nella fortuna degli scambi di missive è costituita dall’improvviso decesso del destinatario o del mittente. O, peggio ancora, di entrambi.
Il volume prende in considerazione soltanto quei carteggi e quei documenti inediti, prescindendo dal loro pregio artistico, “il cui rinvenimento riattizza inevitabilmente polemiche storiche e letterarie mai sopite tra gli studiosi del settore, consentendoci, nel contempo, di comprendere meglio le personalità di quegli uomini che di queste corrispondenze sono protagonisti”. Fra i materiali consultati, le epistole del medico Angelo Camillo De Meis alla paziente Teresa Borra, seconda moglie di Alessandro Manzoni; le comunicazioni parigine dell’economista Ferdinando Galiani; le due missive di Francesco Imbastari, barbitonsore di Francavilla a Mare, a Gabriele D’Annunzio; gli scritti dal carcere del patriota Silvio Spaventa alla dama di San Vincenzo Giorgina De Simone.