“Stato d’assedio in Polonia”, “Polonia nel dramma”, “L’esercito all’attacco per sgomberare fabbriche e miniere”. Così, venticinque anni fa, la stampa italiana presentava il colpo di stato guidato dal generale Wojchiech Jaruzelski, che proclamò la legge marziale ponendo al bando il sindacato Solidarnosc. Tra gli effetti, anche il controllo delle corrispondenze.
Un quarto di secolo dopo, un francobollo ricorda il periodo citando un episodio specifico: lo sciopero di tremila minatori in Slesia, che si raccolsero attorno all’impianto “Wujek”. La repressione del 16 dicembre causò la morte di nove persone (citate sulla busta primo giorno) e il ferimento di alcune dozzine. “I responsabili di questa tragedia -commentano agli sportelli- non sono stati ancora individuati”.
La vignetta propone un pezzo di carbone sanguinante, “simbolo della brutalità e della crudeltà di quegli eventi”.