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editor Fabio Bonacina

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Le riflessioni ed i suggerimenti pubblicati da “Il bollettino filatelico” al cominciare delle manovre

L’editoriale venne pubblicato nel numero del 15 agosto 1914
L’editoriale venne pubblicato nel numero del 15 agosto 1914

A Trieste la mostra, nel Regno Unito ed in Sud Africa le emissioni commemorative, tutte iniziative segnalate nelle news precedenti. Un piccolo spaccato di quanto si sta facendo, in questi giorni, per commemorare il secolo trascorso dall’avvio della Prima guerra mondiale.

Ma, allora, come reagirono i collezionisti? Una testimonianza la dà “Il bollettino filatelico”, mensile diretto da Roberto Palmieri. La ferale notizia venne registrata nel numero datato 15 agosto di quell’anno. E nell’editoriale si impreca “all’immane flagello”, pensando agli amici, agli abbonati ed ai colleghi “di ogni nazionalità, i quali in quest’ora tragica adempiono il loro dovere negli eserciti belligeranti”.

Poi, l’intervento passa ad ipotizzare le conseguenze, esaminate dal punto di vista degli appassionati. Avendo presente, tra le righe, gli scontri ottocenteschi, che magari duravano poche settimane.

Per quanto riguarda le novità -si legge- “se ne avranno indubbiamente. La carta d’Europa sarà ancora una volta cambiata e, per conseguenza, vi saranno dei francobolli soppressi come dei francobolli nuovi”. Altro elemento, di cui “vi son già vivissime richieste”, sarà la collezione speciale dei Paesi coinvolti, “con annullamenti dei diversi campi militari, nonché di quelle regioni e colonie che, strappate ad uno Stato, passeranno -provvisoriamente o definitivamente- a far parte di un altro. Un giorno siffatta collezione avrà certamente un grande interesse storico”.

E dal punto di vista commerciale? “Non è improbabile -è l’ipotesi- un qualche rallentamento negli affari. Siamo però convinti che nulla di catastrofico potrà accadere. I precedenti gravi momenti storici son lì a provare luminosamente che dopo qualche brevissima stasi, la filatelia ha ripreso il suo cammino con maggiore sviluppo, con maggiore impulso”. Soprattutto, i classici dell’antica Europa “non perderanno certamente il valore”. Non bisogna dare ascolto “a possibili influenze di speculatori avidi, che, per trarne profitto, potessero incitare a svendere”. Insomma, occorre “conservare gelosamente i proprii francobolli; continuare, se i mezzi lo permettono, la raccolta come per il passato; aver sempre fiducia nel valore dei francobolli; e principalmente in quelli dei nostri Antichi Stati”.




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