La stima per la persona ed il credo religioso possono valere addirittura una… montagna. È ciò che avvenne l’8 maggio 1213 a San Leo, nel Montefeltro. Quando Francesco d’Assisi incantò il conte Orlando Cattani da Chiusi, al punto che questi gli regalò un monte solitario, conosciuto come la Verna e situato nell’attuale provincia di Arezzo. Subito dopo, con alcuni compagni, il “Poverello” iniziò il cammino verso l’area: i conventi che sorsero in suo nome, nel corso del tempo, traggono origine proprio dal quel primo pellegrinaggio in Valmarecchia ed a Rimini. Oggi a palazzo Nardini, edificio che ospitò il fatto, una sala del secondo piano è dedicata al colloquio. La stanza, con soffitto a cassettoni lignei, è adibita a cappella, mentre sull’altare una tela del pittore pesarese Ciro Pavisa illustra il miracolo delle stimmate.
Otto secoli più avanti, per la precisione il prossimo 3 aprile, sul Titano debutterà un foglietto da 3,50 euro, prodotto in settantamila pezzi. Disegnato da Antonella Napolione, nella carta valore descrive la scena, aggiungendo la frase detta dal santo: “Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto”. Sul bordo è visualizzata una cartina del Montefeltro, associata a tre stemmi: partendo da destra e andando in senso antiorario, richiamano la Repubblica di San Marino, San Leo (realtà che tramandano i nomi dei due fondatori dalmati, Marino e Leone) e Chiusi della Verna (gemellata con il Castello di Serravalle). In basso a destra, la “tau”: nell’Antico testamento, la lettera simboleggiava il segno messo sulla fronte di coloro che venivano salvati e che con san Francesco diventò il supporto di una vera e propria mistica della fede, simbolo di conversione permanente e di rinuncia alla proprietà.