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editor Fabio Bonacina

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Donne siffatte erano una delle specialità pittoriche di Palma il Vecchio, cui Bergamo dedicherà una mostra. In essa, anche quella santa Barbara nel 1980 trasformata in francobollo

Il 520 lire del 20 novembre 1980
Il 520 lire del 20 novembre 1980

L’occasione per ammirare dal vero perlomeno un’opera già impiegata nei francobolli italiani. È il 520 lire (allora utilizzabile per un raccomandata interna di primo porto) reinterpretato dal bulino di Tullio Mele, raffigurante santa Barbara ed emesso il 20 novembre 1980 nel contesto della serie artistica.

Il dipinto originale porta la firma di Jacopo Negretti detto Palma il Vecchio, nato a Serina (Bergamo) attorno al 1480 (la carta valore intendeva enfatizzarne il mezzo millennio trascorso) e morto a Venezia nel 1528. Verrà ospitato nella mostra “Palma il Vecchio - Lo sguardo della bellezza”, che la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo ospiterà dal 13 marzo al 21 giugno.

“Mai l’artista è stato celebrato con una mostra antologica”, annunciano gli organizzatori. Questo perché e si è sempre rivelato impossibile il tentativo di raccogliere, anche solo per cento giorni -quelli canonici per la movimentazione di delicatissime opere su tavola- i suoi dipinti, oggi conservati nei più grandi musei d’Europa e degli Stati Uniti.

Curato da Giovanni Villa, l’allestimento accoglierà quasi quaranta titoli del pittore orobico, provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private italiane ed internazionali. Un insieme di prestiti che consentirà di narrare compiutamente ogni momento della sua ancora misteriosa carriera, nonostante sia stato, per un quarto di secolo, il raffinato interprete tanto del gusto dell’alta committenza veneziana quanto prodigo d’opere per l’amatissima terra natìa.

Tra queste, appunto, il polittico il cui dettaglio principale è finito tra i dentelli. Per l’occasione lascerà la sua sede naturale, la chiesa di santa Maria in Formosa esistente nella città lagunare. Uno dei capolavori lo definì, nel bollettino illustrativo, il professore ordinario di Storia dell’arte dell’Università di Napoli Valerio Mariani. Realizzato dopo il 1520, vede citare, nella scena intera, anche i santi Sebastiano e Domenico.

Accanto ad esso, l’allestimento proporrà altri ritratti femminili per i quali è rimasto famoso, come la “Dama in blu” di Vienna o la “Bella” del Thyssen-Bornemisza di Madrid. Pure per essi il protagonista “definisce una donna dalle forme morbide e ampie, le vesti seriche e opulente, che diverrà l’ideale della proporzione femminile del Rinascimento maturo”.

Aggiornamento del 21 giugno 2015: la mostra è stata protratta sino al 12 luglio.




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