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editor Fabio Bonacina

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Il 3 aprile scorso un francobollo ha ricordato esplicitamente la possibilità degli italiani all’estero di partecipare alle consultazioni elettorali
Il 3 aprile scorso un francobollo ha ricordato esplicitamente la possibilità degli italiani all’estero di partecipare alle consultazioni elettorali

Si riaprono le urne per gli italiani, chiamati tra domenica 25 e lunedì 26 giugno ad esprimersi sul referendum riguardante le modifiche alla parte II della Costituzione.

Ma c’è già chi ha già votato, ricorrendo al sistema postale per esprimere la propria scelta. Sono gli italiani residenti all’estero che hanno preferito non rientrare oppure –precisano dal Viminale- coloro che risiedono “in stati con i cui governi non sia stato possibile raggiungere le necessarie intese o la cui situazione politica o sociale non garantisca l’esercizio del diritto di voto per corrispondenza”.

I plichi con il kit di voto sono stati inviati a 2,6 milioni di persone, suddivise in quattro ripartizioni: Europa (compresi i territori asiatici della Federazione russa e della Turchia); America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania ed Antartide.

Le norme che regolano il voto dei residenti all’estero prevedono l’impiego di una penna blu o nera; una volta espresso il proprio voto, l’elettore deve inserire la scheda in una prima busta, da introdurre (unitamente al tagliando staccato dal certificato elettorale) in una seconda preaffrancata. Quest’ultima andava spedita all’ufficio consolare in modo che arrivi entro le ore 16, ora locale, del giovedì antecedente la votazione in Italia. Una volta raccolte, le missive devono essere recapitate a Roma, per via aerea e con valigia diplomatica accompagnata, per lo scrutinio. Scrutinio che avverrà lunedì prossimo a partire dalle ore 15, quindi contemporaneamente a tutti gli altri spogli.




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