Cala il sipario, oggi alle 14, su “Riccione 2009”, il convegno proposto nel fine settimana dal Consorzio operatori commercio su aree pubbliche in collaborazione con Numismatica riminese. Anche se decisamente più organizzato rispetto al precedente (e con commenti positivi da parte degli operatori partecipanti), resta un incontro soprattutto numismatico. Ancora pochi i commercianti filatelici, e persino le amministrazioni postali sono ridotte al lumicino. Di fatto, ha partecipato solo l’Italia, visto che la sammarinese Azienda autonoma di stato filatelica e numismatica, che pure ha uno stand, ha garantito soltanto una presenza formale senza vendere nulla, nemmeno i francobolli usciti il giorno 25 e quindi attesi, invano, alla manifestazione.
Accanto alla sezione mercantile, una piccola mostra dedicata ai sessant’anni degli appuntamenti collezionistici cittadini e quella -in teche che si prestano agli oggetti tridimensionali- per il secolo e mezzo dei francobolli di Romagne, giro di boa ricordato pure dall’annullo. Questo anniversario ha motivato l’incontro con Guido Morolli, medico in Piemonte ed appassionato -romagnolo- di tali francobolli. In un’oretta ha sintetizzato le vicende storiche e postali di quei nove mesi, “pieni di fascino e di eventi”, in cui sono nati ed hanno avuto corso i tagli provvisori. Sottolineando, così, il passaggio del territorio dal Pontificio al Regno di Sardegna. Con i parmensi gli unici, fra tutti quelli emessi nel periodo da giunte locali, a non offrire un richiamo ai Savoia. La casata -secondo Morolli- non godeva di particolari simpatie nella zona, se non a Comacchio, dove per un brevissimo tempo si riscontra un timbro con un adattamento crociato, a richiamare lo stemma sabaudo. In attesa delle cartevalori, ci si arrangia come è possibile, impiegando i precedenti tagli papali, timbri o annotazioni manoscritte. Dall’1 settembre 1859 arrivano i primi esemplari; tranne il 20 baiocchi, destinato alla corrispondenza per la Francia, i nominali sono gli stessi già disponibili durante la fase precedente. Sono prodotti in fogli da centoventi, organizzati in due blocchi con sessanta pezzi ognuno. Non vengono riconosciuti dall’Austria, tanto è vero che le missive verso Mantova e il Veneto portano il 4 baiocchi, valido fino al confine, mentre la tratta successiva risulta a carico del destinatario. A livello di buste, è l’affrancatura con il 6 la più rara, mentre tra le curiosità si annoverano i frazionati ridotti addirittura in tre parti. Piuttosto frequenti i casi di frode da parte degli impiegati postali, che utilizzano pezzi già usati per arrotondare le proprie entrate.