Da una parte, Poste italiane dice che lo “sportello amico” è operativo in 5.740 sedi, da un’altra risultano essere 5.710. Quello che importa, comunque, è un elemento diverso: sulla base dei risultati ottenuti in questi anni, l’azienda ritiene sia giunta l’ora di rivederne l’organizzazione.
Innanzitutto, secondo il progetto definito in questi giorni, il numero complessivo salirebbe da 5.710 a 5.734. Più pregnante è il secondo elemento: 1.521 degli attuali saranno chiusi per essere spostati in altre uffici.
Carta alla mano, diminuiranno nelle aree territoriali Centro (cioè Abruzzo, Lazio e Sardegna, scendendo da 901 a 789), Centro 1 (Toscana ed Umbria, da 566 a 513), Centro-Nord (Emilia-Romagna e Marche, da 614 a 584) e Nord-Ovest (Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, da 686 a 606). Aumenteranno nelle altre, ossia Lombardia (da 743 a 969), Nord-Est (Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, da 695 a 726), Sud (Calabria e Campania, da 729 a 757), Sud 1 (Basilicata, Molise e Puglia, da 409 a 414) e Sud 2 (Sicilia, da 367 a 376).
Tale revisione richiederà un rinnovamento del personale e la formazione di circa tremila persone. Per ogni nuovo punto, mediamente verranno dedicati due dipendenti.