La filatelia? In Francia è ormai affare di stato. O, perlomeno, da presidente della Repubblica. Tra i problemi con l’ex moglie Cécilia e quelli politici, Nicolas Sarkozy trova pure il tempo per occuparsi di collezionismo, sua antica passione.
In una lettera aperta fatta recapitare questa settimana a numerose testate specializzate d’oltralpe, “Sarko”, delinea la situazione. “L’85% della posta -denuncia- è originato dalle aziende, che praticamente non usano più il francobollo”. Ed anche i privati tendono a trascurarli, preferendo magari altri mezzi di comunicazione. “Credo -dice- che il francobollo possa e debba apportare, nell’ambito di questa evoluzione, l’elemento artistico, umanistico e creativo che illumina il semplice gesto di affrancare una lettera. Rimango persuaso che la filatelia manterrà il suo ruolo se il francobollo conserverà la sua utilità sociale ed economica, legata alla consegna della lettera, alla sua bellezza e alla sua rarità. A condizione, però, che sappia adattarsi alla cultura del XXI secolo. Possiamo e dobbiamo accettare insieme questa doppia sfida, in una nuova ambizione filatelica”.
Ma come? Il capo di stato francese ha delle idee ed ha già sollecitato la Poste ad impegnarsi su due obiettivi. Prima di tutto, puntare alla calcografia, in modo da arrivare nel 2009 a realizzare almeno il 30% degli esemplari con questo sistema. La seconda meta è far organizzare dalla stessa società di recapito gli “Stati generali della filatelia”, “destinati- precisa Nicolas Sarkozy- ad innescare un dibattito” con l’intero mondo collezionistico. In tale contesto si dovrà definire con precisione ciò che deve essere inserito nel programma delle nuove produzioni, oggetto di decreto ministeriale e che si traduce in francobolli realizzati con quantità ragionevoli. Separando ciò che è semplice impronta di affrancatura senza natura istituzionale, ad esempio le cartevalori augurali.