Per le scarpe da lavoro, la Posta svizzera già ha compiuto la propria scelta, ed ha deciso di riproporla con il 2015. Fino a novembre -spiega la rivista interna dell’operatore, “La posta”- gli addetti al recapito di Postmail hanno avuto la possibilità di deporre le vecchie calzature in uno dei 675 punti di raccolta. Gli specialisti, poi, hanno preso, smistato e riciclato oltre tremila paia.
Ben più ampio è il progetto che, da marzo, riguarderà i vestiti usati. Regolamento alla mano -viene precisato- oggi non possono essere reimpiegati, perché non devono finire in mano a terzi. Ma la soluzione è stata trovata: basta staccare gli emblemi ufficiali.
Attraverso la campagna “Una seconda vita per gli abiti postali”, saranno interessate tutte le branche dell’operatore, quindi Autopostale, Postmail, Postlogistics, Rete postale e vendita. L’iniziativa, estesa all’intero territorio nazionale, prevede di coinvolgere ogni sede, dotandola di appositi contenitori. Le divise finiranno alla Croce rossa e verranno smistate dal personale di La Trouvaille. I loghi aziendali saranno scuciti, cercando di preservare al massimo l’integrità dei capi. L’obiettivo è rivenderli, utilizzando l’incasso a scopi benefici. Nel caso gli indumenti risultino sgualciti, saranno donati all’Aiuto svizzero alla montagna; se appaiono troppo rovinati o nel momento in cui sia stato necessario ritagliare i simboli, finiranno come materia prima per l’industria.