“Ogni progresso nel settore dei trasporti rappresenta anche un progresso nel servizio postale... Pur fermo nell’intenzione di non farmi trascinare dalla fantasia, non posso, parlando del futuro, non prevedere un altro mezzo del domani, cioè il missile. Se tale mezzo è concepito oggi solo ai fini militari, sono sicuro che al più presto, e cioè quando si penserà a trasferirne l’impiego agli usi civili, sarà certamente la posta la prima a utilizzarlo”. Queste parole non sono dello scrittore ottocentesco Jules Verne, ma risalgono al 1959. Furono espresse da Giuseppe Spataro, più volte ministro e in tre governi, tra il 1950 e il 1960, titolare del dicastero alle Poste e telecomunicazioni. D’altro canto, all’epoca erano in numerosi a ritenere imminente l’impiego dei missili nei trasporti transoceanici di lettere e pacchi. Anche perché negli Stati Uniti, l’8 giugno 1959, si era compiuto positivamente l’esperimento chiave. Un vettore guidato, del tipo “Regulus I”, era stato lanciato dal ponte dal sommergibile lanciamissili “Barbero”, operativo nell’Atlantico, ad un aeroporto della Florida. Centocinquanta chilometri -assicurano le cronache di allora- percorsi ad una velocità di poco inferiore a quella del suono. L’inconsueto sistema ha permesso di trasportare tremila buste, affrancate con 4 centesimi e caratterizzate dalla scritta “First official missile mail”. Il primo plico sarebbe stato consegnato al presidente statunitense, Dwight Eisenhower. Già nel settembre successivo, durante il congresso della Federazione astronautica internazionale svoltosi a Londra, si parlò delle possibili applicazioni in Europa. Come spesso accade, la platea si divise tra fautori e critici. Cinquant’anni dopo, sappiamo come è andata...
Sogni tecnologici: il razzo postale
23 Giu 2009 14:44 - NEWS FROM ITALY
Mezzo secolo fa la spedizione di tremila buste da un sommergibile Usa alla terraferma, progetto che entusiasmò anche il ministro italiano Giuseppe Spataro