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editor Fabio Bonacina

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Succede ad Alife, nel Casertano. Il paese conta importanti resti archeologici, così è stato necessario adattarsi

L'assessore a patrimonio storico archeologico, cultura, arte e turismo di Alife, Alessandro Parisi
L'assessore a patrimonio storico archeologico, cultura, arte e turismo di Alife, Alessandro Parisi

Posta ed archeologia possono andare d’accordo? Il riferimento non è al... solito “cursus publicus” dell’antichità o alle tavolette babilonesi. Ma alla condivisione degli stessi spazi tra l’attuale servizio pubblico e le vestigia del passato.

Succede ad Alife (Caserta), dove una palazzina di Italposte è posizionata in via Anfiteatro 15, sopra l’area romana, con una soluzione tale da salvaguardare i preziosi reperti. La località, che oggi conta 7.500 abitanti, vanta una storia remota e, addirittura, un assessore, Alessandro Parisi, il cui sindaco Roberto Vitelli ha attribuito la delega formale a patrimonio storico archeologico, cultura, arte e turismo.

“Ho 62 anni -dice il diretto interessato a «Vaccari news»- sono un artista ex docente di scultura al Liceo artistico di Cassino. Mi sono sempre interessato alla storia del mio paese; sono sceso in politica perché soffrivo nel vedere lo stato di abbandono del patrimonio archeologico alifano, che certamente merita maggiori attenzioni. La delega mi è stata conferita per le mie conoscenze archeologiche sul territorio dimostrate in molti anni, prima dell’ascesa politica, organizzando mostre e convegni, facendo ricerche archeologiche e raccogliendo i resti”.

Ma come spiega la strana convivenza tra l’attuale ufficio postale e il sito? “La struttura è stata realizzata nel 1980-81; ora vi lavorano cinque persone, oltre al direttore. Prima delle Poste, c’era la scuola elementare, un grosso edificio tardo ottocentesco dove andavo a scuola”.

“Quella visibile -spiega- é una piccola porzione del forum di Allifae, occupata dai resti di un tempio a tre celle (di stile italico) scavato nel 1979. In uno degli ambienti vi è il pozzo sacro («favissa»), entro il quale furono trovati gli ex voto delle divinità; nel portico («pronaos») antistante c’è un impronta circolare (destinata ad una statua?). Per altri, i resti sono quelli delle botteghe che non potevano di certo mancare nella piazza centrale”.

“All’epoca eseguii il disegno del reperto, pubblicato nel 1982 in «Alife romana» dalla sezione cittadina dell’Archeoclub d’Italia. Con l’associazione, di cui ero socio fondatore, ne ottenemmo faticosamente la conservazione, con modifica al progetto dell’Italposte. Sette anni dopo, per tutelare i ritrovamenti del teatro romano di Allifae, emersi in piazza Vescovado, feci una petizione al presidente della Repubblica (con 800 firme di cittadini) e promossi una interrogazione parlamentare, che non sortì effetti positivi. Però, ho continuato sempre a proteggere i reperti, segno della identità culturale del popolo alifano. Oggi lo scavo dell’anfiteatro e del criptoportico e i miei numerosi interventi sul patrimonio archeologico gratificano la mia ferma perseveranza e restituiscono il senso della mia esistenza”.

L'ufficio postale, il cartello segnalatore e l'area archeologica sottostante
L'ufficio postale, il cartello segnalatore e l'area archeologica sottostante



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