“È un catalogo unificato della letteratura filatelica disponibile: nasce su iniziativa della Royal philatelic society di Londra, dell’American philatelic research library e del Postal museum della Smithsonian institution”. È così che Michele Caso introduce la Global philatelic library. Ne ha parlato a Salerno durante il recente congresso dell’Unione stampa filatelica italiana ed ha accettato di sintetizzare il suo intervento per i lettori di “Vaccari news”. “Ai tre fondatori -prosegue lo specialista- si sono poi aggregate altre biblioteche. Al momento sono in totale ventisette e tra esse figura la British library: ha apportato il catalogo della Crawford library, la biblioteca filatelica assemblata all’inizio del Novecento ed assai prossima a contenere tutto il pubblicato fino a quel periodo, ora custodita appunto dalla British”.
Ci sono precedenti? “Non conosco altri repertori così ampi e dedicati esclusivamente alla filatelia: adesso la banca dati comprende circa un milione di voci tra pubblicazioni non periodiche, periodici e spogli”.
A cosa serve, quali sono i vantaggi per l’utente? “Lo scopo è fornire ai ricercatori una fonte unificata della letteratura filatelica esistente e disponibile in biblioteche non private”. “Per l’utenza il vantaggio principale è poter utilizzare un unico punto di accesso per raggiungere informazioni che richiederebbero altrimenti estese ricerche in numerosi inventari on-line”.
Quali sono i lati negativi dell’esperienza? “L’impresa è ancora in fieri e presenta qualche punto migliorabile: di fatto sono rimaste due banche dati separate, una del Regno Unito ed una degli Stati Uniti, e non tutte le informazioni sono presenti in entrambe, per cui una ricerca esaustiva va fatta su una e sull’altra. Inoltre, sembra esserci qualche problema di qualità nei dati forniti dai vari partner e sicuramente i risultati delle ricerche possono essere presentati in maniera più chiara. Si tratta, comunque, di questioni minori, che non inficiano il già eccellente servizio reso ai fruitori”.