Sono diversi giorni che le notizie si rincorrono, dalla Lombardia alla Sicilia: girano liste degli uffici postali che potrebbero essere chiusi o limitati negli orari. È la razionalizzazione edizione 2015, insomma. In attesa di dati ufficiali e definitivi, si moltiplicano gli atti programmati a livello politico come quelli estemporanei (e qualche specialista suggerisce di non farsi mancare, a futura memoria, gli annulli dell’ultimo giorno!).
Le lamentele sono giunte fino al ministero dello Sviluppo economico, competente per il settore. Ad ammetterlo è il sottosegretario Antonello Giacomelli, lo stesso che segue la filatelia. Ha confermato di aver raccolto “molte preoccupazioni e sollecitazioni di intervento”, presentate da Amministrazioni comunali, sedi locali dell’Associazione nazionale comuni italiani, Regioni. Da qui -la notizia è di questa sera- la presa di posizione. Ha spedito una lettera all’amministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio, ed al presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, per chiedere un incontro “entro la prossima settimana”. Servirà ad avere informazioni e “valutare quanto sia opportuno fare nel rispettivo ambito di competenza”.
Sul medesimo argomento si è mossa la Slp-Cisl, secondo la quale l’azienda vorrebbe tagliare circa cinquecento piccole sedi e ridurre l’attività per altre seicento. Ha avviato dei contatti con le stesse Agcom ed Anci, ma anche con l’Unione nazionale comuni comunità enti montani. Stamani è stato fatto il punto in un colloquio tra il segretario generale del sindacato, Mario Petitto, ed il presidente Uncem Enrico Borghi. Si è convenuto di affrontare il tema nelle commissioni parlamentari, anche attraverso l’audizione dei soggetti interessati. Tutte le rappresentanze istituzionali locali (Comuni, Regioni, Comunità montane) -viene precisato- “hanno dimostrato grande attenzione al problema e stanno attivando iniziative”.