Vignette belle o vignette brutte, si sa, il concetto è relativo. Ma lo United States postal service office of inspector general, nel suo periodico rapporto sulle cartevalori a stelle e strisce, non punta agli aspetti estetici. Riferendosi alla fabbricazione ed alla gestione di magazzino dei francobolli (oltre l’oceano Atlantico tali valutazioni costituiscono un documento pubblico!), denuncia gli sprechi registrati, magari causati da una percezione sulle vendite alla prova dei fatti rivelatasi errata.
Il punto di partenza è il calo degli invii, dunque il conseguente taglio alle tirature. Tra il 2009 ed il 2011 queste ultime sono scese del 29% per gli ordinari (da 29,7 a 21 miliardi di pezzi), mentre i commemorativi e gli speciali (tipo i “Love”), più gettonati dagli appassionati, sono stati decimati del 15% (da 5,5 a 4,6 miliardi). Nonostante questo, secondo il verbale, nel periodo considerato vi è stata una sovrapproduzione pari a 2 miliardi di esemplari, inutili e destinati alla distruzione, in quanto nel frattempo erano cambiate le tariffe.
Questo è capitato -si legge- “perché il servizio postale non ha sviluppato e documentato una metodologia oggettiva di previsione ed un processo di controllo per determinare le richieste. Inoltre, la visibilità ridotta nei punti di vendita al dettaglio ostacola stime accurate”.
Elenco alla mano, appaiono eclatanti i tonfi registrati per le serie dedicate alle bandiere (in particolare la quarta parte, uscita il 16 aprile 2010) ed ai Simpsons (7 maggio 2009), stampate rispettivamente in 500 milioni e in 1 miliardo di pezzi. Alla resa dei conti, sono stati venduti 119.844.150 e 317.681.254 esemplari, con quantitativi in eccesso del 317% e del 215% ed una spesa che si poteva risparmiare corrispondente a 716.445 ed a 1.230.896 dollari.
La lista considera una quarantina di voci uscite nei due anni, per alcune delle quali l’esubero è stato pressoché nullo (fra esse, l’emissione con i fari del 23 luglio 2009 e il singolo per l’“Anno della tigre” risalente al 14 gennaio 2010), ma i totali sono significativi: il 34% delle cartevalori predisposte è finito distrutto, con un maggior costo pari a 4.068.611 dollari.
A limitare il fenomeno -viene ammesso- è stata l’introduzione dei “Forever”, che restano impermeabili alle variazioni dei listini e quindi non impongono il ritiro.
Tra i dati, un altro significativo: si stima che nel 2010 i collezionisti abbiano acquistato francobolli commemorativi per 45,5 milioni di dollari. Alla cui somma, naturalmente, non ha corrisposto il relativo servizio.