Se per le procedure tecnologiche Poste italiane ha creato una “demo room” dove simulare la realtà, in altre situazioni l’azienda è costretta a provare ancora sul campo. Ad esempio, per valutare versioni alternative all’arredo degli uffici. È accaduto all’agenzia 62 di Roma, situata all’interno della “Sapienza”, la città universitaria. Per sistemarla saggiando nuove strade è stato coinvolto l’architetto Massimo Iosa Ghini.
L’approccio -precisano da Iosa Ghini associati srl- “è stato pensato per favorire il contatto diretto del cliente”. L’organizzazione degli spazi, della segnaletica e degli strumenti di comunicazione è concepita così da indirizzare l’utente all’operatore in grado di rispondere alle sue necessità. “All’interno dell’ufficio postale monitor touch screen veicolano le informazioni in modo intuitivo. Basta sfiorare lo schermo e lasciarsi guidare per avere notizie sui prodotti, sui servizi e sui canali di distribuzione”.
I pannelli retro illuminati, il design degli elementi multimediali e di quelli di protezione visiva laterali, il sistema modulare, le sedute di attesa informali e l’utilizzo dei materiali innovativi “donano all’ambiente contemporaneità e funzionalità”.
Uno degli aspetti su cui si è voluto puntare è il fai da te. Ad esempio con i chioschi “posteself”, che “permettono al cliente di effettuare la maggior parte delle operazioni tradizionalmente svolte allo sportello in completa autonomia e senza alcuna attesa”; qui è possibile, inoltre, ricaricare le carte “Postepay” e telefoniche.
Gli interventi si differenziano in funzione degli spazi, cioè aree self-service, relazionale e transazionale, “con l’obiettivo di allineare l’immagine «corporate» con il percorso di rinnovamento che Poste italiane sta intraprendendo a tutti i livelli dell’organizzazione: il «concept» sviluppato è stato studiato in linea con le evoluzioni dell’azienda che sta implementando i suoi servizi”. Tenendo presente che la crescita e lo sviluppo dei servizi offerti da Poste italiane tendono “alla multidisciplinarietà e alla pluralità di servizi rispetto al tradizionale servizio di spedizione, con un immaginario di riferimento fatto quindi di fluidità, flessibilità e funzionalità” che Massimo Iosa Ghini ha trasferito sul design della agenzia grazie all’utilizzo di forme morbide, curvelinee, e all’impiego di materiali luminosi e quasi trasparenti, specie per la zona di attesa.
Il caso di Roma 62 è, almeno per ora, l’unico ripensato dalla società dell’architetto.