Cassette postali: alla fine, e a valle della consultazione pubblica cui hanno partecipato l’associazione di consumatori Cittadinanzattiva, il Consorzio di tutela agenzie recapito licenziatari (ha rappresentato anche Fulmine) e Poste italiane, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso, cambiando i parametri di riferimento.
Rispetto agli attuali, basati sul numero di abitanti, ha adottato, infatti, i criteri della distanza, “sia pure con alcuni correttivi” in favore di aree rurali, montane e isole minori. Sapendo inoltre che ora le cassette accettano solo il 3% del traffico totale, con un calo di oltre il 20% annuo.
Va aggiunto l’impegno dell’operatore, in corso di realizzazione, volto a introdurre le cassette “smart”, che consentono di verificare da remoto la presenza o meno al loro interno di oggetti. Purché -precisano da Agcom- “il relativo onere economico non venga riversato sui costi del servizio universale e che venga garantito il permanere delle attuali condizioni per la vuotatura delle stesse così come previsto dalla normativa vigente, qualora risulti la presenza di almeno un invio al loro interno”.
L’esito è una delibera caratterizzata da sei articoli che prevede un contenitore entro un massimo di 0,5 chilometri dal luogo di residenza per il 50% della popolazione residente (la lontananza si allunga a 1 chilometro, 1,5 o 3 rispettivamente per l’85%, il 92% o il 98% degli abitanti). A ogni modo, ve ne deve essere almeno uno nei comuni con popolazione fino a mille abitanti, presso ogni ufficio postale, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i capilinea dei mezzi di servizio pubblico urbano, senza trascurare “ogni altro luogo ad elevato transito quotidiano”.
Il passo successivo, da concretizzare entro sessanta giorni, è la presentazione da parte della stessa Poste italiane di un piano che attui i nuovi criteri fissati. Nuovi criteri da introdurre nei due anni successivi.