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editor Fabio Bonacina

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Depositi bancari e postali, ma anche altri strumenti finanziari di fatto non movimentati da vent’anni, finiranno allo Stato. Si comincerà il mese prossimo

Dopo dieci anni di accantonamento, e in mancanza di richieste documentate dagli aventi diritto, il “tesoro” passerà definitivamente allo Stato.

A ricordarlo è il ministero dell’Economia e delle finanze, che sta per concretizzare quanto fissato nel 2008 a proposito dei conti “dormienti”. Allora l’ammontare complessivo era, espresso in euro, di 798.404.099,50; la quota detenuta da Poste italiane per i suoi clienti “scomparsi” ammontava al 41% della cifra totale.

Con il mese prossimo, inizieranno a scadere i termini per l’esigibilità delle somme relative alle prime risorse affluite nello speciale fondo. Ad esso giungono, fra l’altro, cifre pari ad almeno 100,00 euro, non più movimentate dal titolare del rapporto o da suoi delegati per un tempo ininterrotto di dieci anni decorrenti dalla data di libera disponibilità. Rientrano non solo depositi di denaro, conti correnti, libretti di risparmio (bancari e postali), ma anche azioni, obbligazioni, certificati di deposito e fondi d’investimento nonché assegni circolari non riscossi entro il termine di prescrizione.

Il passaggio di proprietà si applica trascorsi dieci anni da quando i montanti, precedentemente non movimentati per un analogo lasso temporale, sono stati trasferiti al fondo, fatta eccezione per gli assegni circolari, che hanno scadenze diverse.

L’interlocutore per le domande di rimborso è Consap.

Anche in posta i conti “dormienti”
Anche in posta i conti “dormienti”



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