Ma le cartoline si usano ancora? A giudicare da quanto esposto a Torino fino al 4 marzo, si direbbe proprio di sì. I quadri inseriti nella rassegna “The urethra postcard art” risalgono al 2009 e comprendono comunque reperti recentissimi. Ne consegue che, perlomeno oltre la Manica, i supporti per le brevi comunicazioni postali allo scoperto continuano ad essere fabbricati e ragionevolmente si vendono.
Certo, a dirla tutta la rassegna di Gilbert & George comprende con il medesimo approccio le pubblicità di prestazioni sessuali che si trovano nelle cabine telefoniche locali ed altri tipi di “flyer”, ma il dato di fatto non muta. Così, opera dopo opera (e sono 140), ecco -magari sagomate o tridimensionali- le foto di Londra o della regina Elisabetta II, le bandiere di Bermuda, Niue o Tasmania e soprattutto l’“Union jack”, ossia il drappo del Regno Unito (persino a forma di boxer od associato all’orsacchiotto), uno dei veri fili conduttori del percorso. Abilmente intercalati a numeri “hot” ed a promesse di trattamenti personali.
Ogni immagine è ripetuta una dozzina di volte, creando una cornice all’interno della quale si inserisce la tredicesima. Tale forma simula il simbolo sessuale che il teosofo Charles Webster Leadbeater (1854-1934) usava per accompagnare la sua firma, e -dice lo scrittore Michael Bracewell- come tale indica e infonde a questo gruppo di opere “un deciso quanto provocatorio libertarismo”. Trattano allo stesso modo da una parte nazionalismo e identità civica, dall’altra “un mondo urbano moderno e una società sessuale tenuti segreti o marginalizzati”.
L’arte di Gilbert & George “ha sempre descritto, con estrema chiarezza, vigore e intensità, le esperienze consolidanti del vivere nel mondo moderno. Gli artisti si sono rivolti verso quei soggetti di rado presi in considerazione dal linguaggio e posti al fulcro dell’arte contemporanea e della cultura: quanto vi è di più umile, reietto, nascosto, quotidiano, inopportuno, provocatorio, fuori moda, volubile, isolato o non tenuto in considerazione”.
Qualche bacheca offre lavori precedenti dei due autori e anche in questo caso non mancano precisi richiami. Come con le “postal sculpture” “The limericks” e “The red boxers”, del 1971 e del 1975, consistenti in otto lavori inviati per otto settimane a specifici destinatari. D’altro canto, per loro “la forma delle opere postali si presta bene ad esprimere e mescolare i sentimenti più nobili con impressioni contraddittorie ed incantevoli panorami”,
La mostra è ospitata alla Pinacoteca “Giovanni e Marella Agnelli”, in via Nizza 230; è aperta da martedì a domenica nella fascia 10-19; il biglietto d’ingresso costa 7,00 euro e dà diritto a vedere anche la rassegna permanente, che propone opere di grandi nomi, come Giacomo Balla, Canaletto, Henri Matisse, Giambattista Tiepolo.