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editor Fabio Bonacina

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Il postmaster general, Patrick Donahoe, chiede al Senato una nuova legislazione per scongiurare il default

L’operatore postale degli Stati Uniti, Usps, dà l’aut aut al Senato. Se la nuova legge non verrà promulgata entro la fine del mese, il servizio rischia il default, in quanto i fondi disponibili risultano insufficienti per pagare i 5,5 miliardi di dollari necessari a gestire i trattamenti sanitari e pensionistici, così come prevede la normativa in vigore.

Diverse le cause, nessuna peraltro nuova, che hanno portato alla situazione: un modello gestionale vecchio che offre una limitata flessibilità ai cambiamenti del mercato, la concorrenza degli operatori privati, il netto calo dei volumi, l’alternativa delle spedizioni elettroniche… Cui si aggiunge la crisi economica.

Negli ultimi quattro anni fiscali i costi sono stati ridotti di 12 miliardi, lasciando a casa 110mila dipendenti, ma sarebbero necessari ancora altri tagli impegnativi: per ritornare ad un bilancio positivo, occorrerebbe cancellare almeno 20 miliardi di spese entro il 2015, diminuendo la forza lavoro di ulteriori 220mila persone. Oggi, però, mancano gli strumenti per farlo, da qui la richiesta presentata al Legislatore dal nuovo postmaster general, Patrick Donahoe.

Tra i punti che andrebbero compresi nella manovra risultano: affrontare il problema dei fondi da 5,5 miliardi annui di benefit; recuperarne altri 6,9 pagati in più alla voce pensionamenti; garantire all’operatore la possibilità di determinare la frequenza del recapito; permettergli di ristrutturare il sistema sanitario e pensionistico interno; riorganizzare il processo dei prodotti e dei prezzi.

Il calo dei volumi denunciato da Usps nell’ultimo quinquennio
Il calo dei volumi denunciato da Usps nell’ultimo quinquennio



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