È stato facile pronosticare che le chiusure di cinque uffici postali a Verona, segnalate nel mese scorso, non sarebbero rimaste isolate. La “scure” di Poste italiane, infatti, si è estesa altrove. Pur sapendo che il piano è stato approvato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, non sono mancate le proteste, ufficiali e non, che vanno dalle lettere di richiamo alla raccolta firme. Si è cominciato da Trieste, dove il “piano di riorganizzazione della rete”, come viene chiamato dall’operatore, ha interessato le sedi Trieste 1 (si trova in via dei Carmelitani 14) e Trieste 2 (via Combi 8, di fatto inaccessibile da quasi un anno), serrate definitivamente il 5 ottobre, lasciando intatti gli altri ventitré riferimenti. Contemporaneamente, è stata estesa l’apertura del Santa Croce (località Santa Croce 274), portandola da tre a quattro giorni ogni settimana. Si sa che poi toccherà a Torino, coinvolgendo cinque presìdi: Torino 13 (via Guicciardini 28), Torino 53 (corso Casale 196), Torino 54 (via alla Parrocchia 3/a), Torino 55 (via Nizza 8, già chiuso) e Torino 78 (via Verres 1/a). Ne restano sessantasei. A ruota, ecco Trento, dove quattro sedi sono state “condannate” (ne rimangono tredici). Sono: Motorizzazione (lungadige San Nicolò 14, soppressa da tempo), Ravina (via Berlina 5), Trento 4 (via Scopoli 53) e Villazzano (via della Villa 24). Quale sarà la prossima città “vittima”?
Il turno di Trieste, Torino e Trento
28 Ott 2024 16:04 - NEWS FROM ITALY
Dopo Verona, Poste italiane ha deciso di chiudere alcuni uffici in altre tre città. La “riorganizzazione”, come la chiama l’operatore, risulta approvata dall’Agcom