Tra le reazioni inerenti alla lunga presentazione, svolta ieri per “Deliver 2022”, si fa notare quella sottoscritta dal mattinale d’informazione rivolto al farmacista “Rif day”. La categoria -bisogna ricordarlo- nel tempo ha seguito con comprensibile perplessità le mosse di Poste italiane nel comparto.
Erano gli anni in cui sulla poltrona di amministratore delegato sedeva Massimo Sarmi. Tra i casi più antichi, quello di Beverino (La Spezia), dove il portalettere recava (ora non più) i medicinali alle persone che hanno difficoltà negli spostamenti. Poi l’operatore si è mosso ad ampio raggio, proponendo ad esempio il recapito dei referti, ma anche creme e sciroppi (è quanto -notizia recentissima- vorrebbe fare adesso Amazon negli Stati Uniti).
Fra gli elementi caratterizzanti l’attuale piano industriale vi è lo sviluppo nella lavorazione dei colli, punto nodale del commercio elettronico. “Conforta (ma non rassicura ancora del tutto) l’assenza di riferimenti diretti, nell’attività per il mercato dei pacchi, alla consegna di medicinali”. Così annota la redazione, rammentando l’accordo con Farmindustria del 2011 per realizzare un servizio, offerto alle strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale, di rimessa medicamenti al domicilio dei malati. “L’iniziativa -subito contrastata dalle sigle della farmacia, e non solo- non aveva poi avuto seguito, ma la prospettiva di uno sbarco di Poste italiane nel settore, probabilmente, non è mai stata del tutto abbandonata”. Ergo, “non si può escludere a priori che possa trovare una qualche forma di rilancio”.