Domani, “Giorno della Memoria”, l’occasione giusta per presentare il progetto “Intellettuali in fuga dall’Italia fascista” e il collegato portale. È stato concepito in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali e vede come responsabile scientifico Patrizia Guarnieri. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming tramite il sito dell’Università di Firenze, cominciando alle ore 9.
Il riferimento digitale, ancora in fase di sviluppo, ha individuato circa quattrocento nominativi di studenti, studiosi e professionisti che dovettero lasciare il Paese. Le loro vite in movimento sono state ricostruite con un lavoro di ricerca in archivi italiani ed esteri, ma anche grazie al contributo dei familiari.
Le informazioni -raccolte- “provengono da fonti assai diverse; sono condizionate dalle finalità di esse, come sempre avviene ma qui con ulteriori problematicità: le comunicazioni erano raccolte in lingue diverse da quella di chi voleva espatriare, trasmesse in inglese o in tedesco, raramente in italiano, e tradotte non sempre con piena padronanza linguistica da parte di chi scriveva, e di chi leggeva, o di chi si incontrava e non si capiva sempre bene”. L’ondata di intellettuali superò i confini circa cinque anni dopo quella dei tedeschi, in un mercato saturo e non benevolo nei confronti degli stranieri, specie se italiani e ebrei, né delle donne intellettuali.
All’esito del lavoro, naturalmente, hanno contribuito le testimonianze private, diari talvolta scoperti dagli eredi molti anni dopo, scritti per rielaborare le proprie sofferenze, lettere rivolte a qualcuno con la premura di non aumentarne la preoccupazione. Ci sono le memorie e le dimenticanze di quanti allora erano bambini, cui i genitori non raccontavano certo quanto più li affliggeva, memorie diverse nella stessa famiglia, come spesso accade, storie trasmesse e rielaborate e spesso non coincidenti neppure con i documenti. “La raccomandazione dunque è di usare estrema cautela nella considerazione dei dati” (continua).