Sul tavolo, attraverso francobolli ed annulli, le buste arrivate denunciano le provenienze, come Colombia, Francia, Sud Africa; la grafia è quasi sempre a mano, adagiata su carta anonima o ricercata e capita che persino gli alfabeti siano diversi. Unica è la destinataria, anche se qualche volta il nome viene storpiato. Basta un sintetico “Juliet - Verona” affinché il testo giunga a destinazione.
A replicare, certo, non c’è la sfortunata ragazza dei Capuleti, ma il gruppo di volontari valorizzato dal film “Letters to Juliet”; fa capo al Club di Giulietta e permette di mantenere viva una tradizione ormai antica. Perché la posta di Giulietta è un fenomeno nato molti anni fa... “Le prime missive -spiega dal sodalizio Giovanna Tamassia- cominciarono ad arrivare nel 1937. All’epoca -ricorda a «Vaccari news»- il custode della tomba di Giulietta, Ettore Solimani, iniziò a rispondere firmandosi «il segretario di Giulietta»”.
Nella pellicola si punta soprattutto sui bigliettini applicati al muro sotto al balcone. “Le lettere vere e proprie sono la maggioranza e arrivano per posta ordinaria: fenomeno ormai unico, visto che oggi non si scrivono più lettere! Queste sono le più belle dal punto di vista dell’impatto visivo; sono sulla carta più diversa, colorata, decorata, disegnata a mano. Le buste hanno ancora la suggestione del francobollo di varia provenienza, gli indirizzi più fantasiosi: «Giulietta, Verona», «Giulietta Capuleti» o «Giulietta Montecchi, Shakespeare, Verona». E raccomandazioni al postino del tipo: «Fai presto, è urgente!». A volte troviamo foto, disegni, piccoli regali, fiori”.
“Naturalmente, oggi arrivano molte e-mail. Forse sono più immediate... ma più impersonali. I messaggi vengono lasciati alla tomba, alla casa (magari sullo scrittoio multimediale e poi messi su cd) o appiccicati al muro, nelle apposite cassette collocate nei luoghi di Giulietta. Ma questi sono per lo più brevi testi, richieste di benedizione, di fortuna, con cuori trafitti e i nomi degli innamorati. Molti non hanno indirizzo ma, quando possibile, sono raccolti e conservati dal nostro club. Le lettere vengono tutte serbate, catalogate ed archiviate. Ognuna è contrassegnata da numero e anno, così eventualmente le possiamo ritrovare”.
Quali sono le cifre? “Se parliamo di lettere vere e proprie ed e-mail, cioè missive con un preciso indirizzo, diciamo cinque, seimila all’anno. Se contiamo anche i biglietti portati a mano, diventano forse cinquantamila o più”.
Da dove arrivano? “Molte missive arrivano dagli Stati Uniti (il nostro indirizzo compare anche sui libri di testo dei teen-ager americani), poi ci sono Italia, Francia, Russia, Germania, Brasile, Cina. Comunque vanno a... ondate; seguono un articolo o un servizio apparso sui giornali o alla tv. Ora, per esempio, è arrivato il film: abbiamo avuto una tonnellata di lettere dagli Usa in maggio e giugno, poi, seguendo le uscite della pellicola nei diversi Paesi, dal Regno Unito, dall’Australia e dalla Germania. In questi giorni tocca all’Italia. Ci sono, inoltre, provenienze più strane ed esotiche, tipo la Mongolia, la Nuova Caledonia, le Filippine...”. Magari impiegando idiomi non molto diffusi... “Nel nostro gruppo possiamo rispondere in varie lingue: inglese, tedesco, francese, spagnolo, giapponese, cinese, russo. A volte arrivano lettere in lingue più inusuali e quindi dobbiamo cercare un aiuto esterno. Nei casi che non riusciamo ad affrontare rispondiamo in inglese, chiedendo che riscrivano in un’altra lingua se possibile”.
I mittenti sono di più donne o uomini? “Il 70% dei mittenti è donna”.
Cosa chiedono? “Ovviamente tutti hanno questioni di cuore. I giovanissimi stanno conoscendo l’amore e hanno i problemi tipici della loro età: timidezza, primi approcci, insicurezza o domande importanti tipo «Come si sa se è vero amore?», «Esiste l’amore vero?». Non mancano le questioni familiari legate a divorzio e separazione. Gli adulti raccontano le storie più varie: amori finiti, contrastati, complicati, tradimenti, matrimoni infelici, solitudine, ricerca dell’anima gemella, rapporti multietnici, gay, la madre che chiede un fidanzato per la figlia, a volte la voglia di raccontare una storia felice (per fortuna ci sono anche quelle). Tutti riportano comunque storie vere, di vita vissuta, non sono solo lettere sdolcinate e romantiche”.
“A volte ci sono problemi difficili. Chiedono a Giulietta di ascoltare e di dare un consiglio. Giulietta, personaggio letterario, simbolo stesso dell’amore, diventa vera amica e confidente, l’unica cui raccontare questioni anche molto personali”.
Quante persone oggi sono coinvolte nel rispondere? “Siamo una quindicina, dai venti ai cinquant’anni. Tutte volontarie. Il Comune dà un contributo per i francobolli e la carta”.
Il film rispecchia fedelmente il vostro lavoro? “È molto dolce e romantico; ovviamente la realtà è sempre un po’ diversa dalla fiction, però il club è rappresentato bene, dà l’idea della serietà e dell’impegno che dedichiamo al nostro lavoro. Ogni scritto viene letto e gli si dà una risposta personale, quasi sempre a mano. Anche il gruppo di volontarie è eterogeneo com’è nella realtà, ognuna con la propria esperienza, età e sensibilità, per cui anche le risposte variano a seconda di chi risponde. Non c’è uno standard”.