“Die geschichte stinkt”, ossia “La storia puzza - Posta per Italo Svevo”. È questo il titolo della mostra che il triestino Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa, naturalmente con il supporto del Museo sveviano, accoglierà presso la propria sede (piazza Vittorio Veneto 1, dal lunedì al sabato tra le ore 9 e le 13, ingresso libero). Aprirà i battenti alle 10 di domani -giorno in cui debutterà il francobollo da 60 centesimi per il secolo e mezzo dalla nascita dello scrittore- e sarà raggiungibile sino al 21 gennaio.
Si tratta -è l’anticipazione- di una rassegna di lettere, cartoline, fotografie e altri materiali che offriranno al visitatore nuovi motivi di approfondimento e riflessione sull’autore di “Senilità” e della “Coscienza di Zeno”. Nelle teche sarà possibile visionare missive e comunicazioni di illustri corrispondenti dello scrittore che fanno parte dell’archivio a lui intitolato e che “Vaccari news” ha visitato un anno fa. Tra le diverse curiosità esposte, una cartolina spedita il 15 marzo 1926 dal direttore della rivista “Il convegno” Enzo Ferrieri: sebbene indirizzata semplicemente a “Ettore Schmitz - Trieste” (il suo vero nome, perché lo pseudonimo venne cancellato), all’epoca fu recapitata regolarmente. Esilarante la gaffe del sindaco e poi podestà Giorgio Pitacco che il 14 aprile 1925 ringrazia Svevo per l’omaggio del romanzo “La coscienza di ferro”. Ancora, ecco la nota che il protagonista invia alla suocera dove vengono fornite delle informazioni su di un probabile aspirante alla mano di una delle figlie.
La rassegna contiene, inoltre, una serie di documenti scoperta dallo studioso joyciano Erik Schneider presso il locale Archivio di stato e proveniente dalla sezione riservata della Polizia asburgica triestina. Questa, durante il Primo conflitto mondiale, teneva sotto osservazione la famiglia di Svevo per le sue simpatie filo-italiane. Il titolo del percorso è stato ispirato proprio da una epistola inedita in tedesco inviata da un anonimo delatore che suggeriva l’internamento per il “ben noto irredentista ebreo” Ettore Schmitz il quale, da parte sua, nel 1917, scriveva alla medesima Direzione di polizia una lettera autografa, anch’essa mai data alle stampe, per lamentare che le missive dei propri cari, rifugiatisi in Zurigo, non gli venivano recapitate.
In tema squisitamente postale, va ricordato che Svevo, attivo collaboratore della Veneziani, ricevette la delega con firma del conto corrente postale della stessa ditta. Questo ed altri incartamenti, conservati nel Museo della Mitteleuropa, ora sono proposti nell’allestimento, e fanno capire come l’artista risultasse utente assiduo del servizio.