Secondo il programma dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, le due consultazioni pubbliche riguardanti il futuro del servizio postale (nel dettaglio, il recapito a giorni alterni da una parte, gli obiettivi di qualità e le tariffe dall’altra) avrebbero dovuto essere chiuse entro il 3 maggio. Ma a quasi un mese di distanza non si sa nulla degli esiti. “Sono ancora in corso accertamenti e valutazioni da parte degli uffici”, fa sapere una fonte -citata dal “Corriere della sera”- che però non si sbilancia sui tempi.
Nel contesto si inserisce l’incontro, avvenuto ieri, tra il sottosegretario del ministero allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ed il coordinatore nazionale Anci dei piccoli centri, Massimo Castelli. Il rappresentante dell’Esecutivo ha raccolto le “preoccupazioni costruttive” ed ora intende “promuovere rapidamente un confronto con Poste, Regioni e Comuni per capire se gli incontri in corso abbiano effettivamente come oggetto principale la rimodulazione dei servizi e la possibilità di soluzioni condivise alternative alla chiusura”.
“Non siamo contrari al processo di razionalizzazione -ha spiegato Castelli- ma chiediamo che, prima di eventuali chiusure o riduzioni degli orari di apertura degli uffici, vengano valutati strumenti alternativi possibili, territorio per territorio: nessuno, per esempio, ci ha spiegato come funzionerà il postino telematico, mentre i Comuni possono avere diverse e valide soluzioni da proporre”. “Serve più concertazione nel merito e nel metodo”. Dal canto suo, Giacomelli ha ricordato il senso della sospensiva: “non si procede ad alcuna attuazione del piano prima della conclusione del confronto con gli Enti locali e dunque prima di aver verificato l’impossibilità di ogni scelta alternativa”.