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editor Fabio Bonacina

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Una mostra aperta a Parigi permette di scoprire un fatto inconsueto: l’arrivo dell’imperatore a Parigi dopo la disfatta

Passando da Parigi, meglio non farsi scappare l’occasione. Perché la mostra “La berline de Napoléon - Le mystère du butin de Waterloo”, allestita sino all’8 luglio presso il Musée de la Légion d’honneur et des ordres de chevalerie, permette di scoprire una storia particolare.

Protagonista è appunto uno dei mezzi usati da Napoleone Bonaparte a Waterloo nel 1815. Il suo convoglio era composto da quattordici vetture, ma solo nove, dopo la disfatta, riuscirono a tornare indietro. Le altre vennero catturate dai prussiani, saccheggiate ed il bottino disperso. Ancora oggi, non si contano i pezzi in mani pubbliche o private.

Il grosso, però, fu recuperato integro. In base a quanto ricostruito, venne portato a Berlino, dove rimase perlomeno fino al 1919. Scomparso una prima volta dopo la resa della Grande guerra, riapparve nel 1932, per tornare ad essere nascosto durante il Secondo conflitto mondiale. Nel 1946 raggiunse l’Unione Sovietica, e praticamente non si seppe più nulla fino al 2000. Ora cappello, vestiti, argenteria e decorazioni sono custoditi al Museo storico di stato di Mosca, prestati per l’allestimento della città francese.

Un caso parallelo ed emblematico, risalente all’altra grande sconfitta, quella del 1812 dopo la Campagna di Russia, è citato da Clemente Fedele in “La voce della posta”. “In storia delle carrozze -scrive- l’aspetto estetico nonché l’effetto moda avevano grande valenza, con precisi ritorni in termini economici. Significativo quindi il nesso (potremmo quasi dire politico) fra il mezzo di trasporto usato e l’immagine di Napoleone in crisi, osservato al rientro della disfatta russa dentro un legno di posta di modello superatissimo, addirittura ridicolo. A Meaux, ormai in prossimità di Parigi, la carrozza imperiale aveva ceduto all’enorme sforzo, e pur di arrivare celermente alle Tuileries il sovrano si era adattato ad un modestissimo mezzo di proprietà del mastro di posta, una di quelle sgarziate vetture a due ruote con lunghe stanghe, antiquate, da sempre chiamate «chaises de poste». Con equipaggio così squallido avvenne l’ingresso nella capitale, compensato però dal passaggio (nessun altro poteva farlo) sotto l’arco di trionfo”.

Uno dei cinque mezzi catturati nel 1815 dai prussiani (ora ai châteaux de Malmaison et Bois-Préau, Malmaison / © Rmn)
Uno dei cinque mezzi catturati nel 1815 dai prussiani (ora ai châteaux de Malmaison et Bois-Préau, Malmaison / © Rmn)



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