È stato illustratore, scultore, scenografo, costumista, medaglista, ceramista, frescante. Ed ha firmato almeno due scene per francobolli italiani (purtroppo, non citati nella rassegna). È Duilio Cambellotti (1876-1960), cui il Museo “Emilio Greco” di Sabaudia (Roma) dedica una mostra, ancora aperta sino al 16 luglio. S’intitola semplicemente “Duilio Cambellotti”; propone -curata da Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli- la collezione dei suoi lavori riunita dalla romana Galleria del Locoonte, con sculture, disegni, bozzetti ed opere di grafica.
Nel percorso, ad esempio, figurano i gessi originali di due delle tre “Dolenti” inserite nel monumento ai Caduti di Terracina, un bronzo de “La corazza” realizzato per celebrare l’antico guerriero contadino italico, un gesso di leonessa, un presepe in terracotta dipinto. Inoltre, ecco acquarelli e disegni preparatori per la casa dei Mutilati di Siracusa, dove i soldati feriti sono tramutati in tronchi potati carichi d’armi. Poi la xilografia di Terracina bombardata ed il suo disegno preliminare, medaglie in bronzo con i calchi di gesso e cera, le piccole illustrazioni destinate ai libri, un cartone di vetrata per l’oculo nella facciata del Duomo di Teramo che rappresenta la Vergine tra gli angeli ma circondata da fiori come una donna del Liberty.
Il perché della sede nell’agro Pontino è presto detto: in molte delle realizzazioni è presente infatti la vicenda delle paludi risanate. Sullo sfondo si può immaginare “La redenzione dell’agro”, il ciclo pittorico del 1934 a tempera su pannelli di ardesia artificiale che decora il palazzo del Governo di Latina. Gli uomini e le donne tratteggiati dall’artista interpretano la vita nella sua naturale semplicità; esprimono la faticosa storia quotidiana della bonifica che ha strappato alla palude ed alla malaria terre destinate a dare loro cibo e casa. Il taglio forte e netto delle figure è palesemente antinaturalistico, quasi espressionistico, e per questo evocativo di un’antichità in cui ogni forma era archetipo. La stessa capacità di comunicare è evidente in alcuni interventi per manifesti, dove la leggenda classica rivive come una vicenda contemporanea.
Egli era seguace dei principi del movimento “Arts & crafts” e degli ideali umanitari tesi a educare il più vasto pubblico al bello in arte. Con i temi sociali già si era misurato, giovane, quando aveva prestato la sua mano per le scuole dei figli dei contadini dell’agro Romano e per costruire una mitologia della civiltà rurale legando l’osservazione del lavoro quotidiano ai riti antichi.
L’allestimento resta aperto gratuitamente dalle ore 19 alle 23.