Sono 330 su 24.539 gli uffici distrutti o danneggiati dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo. È uno dei primi dati settoriali che Japan post è riuscita a divulgare attraverso l’Unione postale universale.
Quanto alle comunicazioni, i dati risalenti a qualche giorno fa non sono cambiati. Blocco completo nelle prefetture più settentrionali a causa, fra l’altro, dell’estrema difficoltà nello spostarsi e dei voli dirottati; operatività, invece, per i centri di scambio del corriere internazionale. A creare problemi è anche il contingentamento delle forniture elettriche cui è sottoposta la fascia orientale del Paese, Tokyo compresa. Questo provoca difficoltà nel ricevere e ritardi nell’inviare messaggi sulla localizzazione degli invii espresso, dei pacchi e delle raccomandate.
Considerevole -è la sottolineatura- appare lo sforzo dei portalettere per consegnare gli oggetti: i destinatari devono essere raggiunti nei luoghi in cui sono rifugiati.
L’Upu, intanto, si è detta disponibile a fornire tutto l’aiuto necessario in tempo utile. Dal canto suo, la fondazione dell’operatore Ups già ha stanziato un milione di dollari come supporto e appoggio logistico per trasportare merci e personale di soccorso in partenariato con Croce rossa ed Esercito della salvezza.
Fino a settimana scorsa, il traffico postale in Giappone era valutato in 23,38 miliardi di plichi e 2,8 miliardi di pacchi annui, mentre lo scambio con l’estero era di 170 milioni di oggetti in entrata e 61 in uscita. Oltre 226mila i dipendenti complessivi del gruppo Japan post, 94mila dei quali impegnati nel settore tradizionale.