La notizia non è certo nuova (il provvedimento da cui nasce è il decreto-legge pubblicato in “Gazzetta ufficiale” il 31 maggio), ma per lunghe settimane il sito di riferimento è stato fermo sulle vacanze per i figli dei dipendenti, proponendo una bella foto di tutt’altro tenore.
Ed ora è giunto il confronto con la realtà, annunciata attraverso l’immagine interna del Senato e uno stringato testo, dal titolo “Manovra economica: Ipost è soppresso”. “Con la conversione in legge del decreto n 78 (misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica), l’Istituto postelegrafonici -si legge- è soppresso. Le funzioni dell’Ipost sono definitivamente trasferite all’Inps che succede in tutti i rapporti attivi e passivi. Di conseguenza i servizi per l’innanzi garantiti da Ipost saranno erogati dall’Inps nella sua qualità di ente incorporante”.
Ente pubblico non economico negli ultimi tempi sottoposto alla vigilanza del ministero allo Sviluppo economico, finora ha erogato -dicono dalla sede- il trattamento di quiescenza e le prestazioni di assistenza, mutualità e credito al personale di Poste italiane spa e delle società collegate.
È l’erede dell’ente morale creato nel 1919 con il nome di Istituto nazionale di mutualità e previdenza tra il personale postale, telegrafico e telefonico. Nel 1930 cambiato in Istituto di assistenza e previdenza per i postelegrafonici e dodici anni dopo suddiviso nell’Istituto cauzioni e quiescenza per i ricevitori postali e telegrafici e nell’Istituto di assistenza e previdenza per il personale delle ricevitorie Pt. Il secondo, nel 1952, diventa Istituto postelegrafonici ed ingloba il primo, “con il compito di corrispondere al personale delle ricevitorie Pt la pensione e la buonuscita oltre a provvedere, tra l’altro, all’assistenza scolastica e all’ospitalità degli orfani in convitto”.
Ancora una dozzina di mesi e diventa ente pubblico, sottoposto alla tutela e alla vigilanza del ministero delle Poste, riordinato strutturalmente e funzionalmente. Suo scopo è provvedere al trattamento previdenziale e assistenziale del personale dei piccoli uffici postali, mentre la gestione degli addetti applicati nelle sedi principali e al ministero compete al Tesoro.
La riforma del 1979 sugli enti inutili lo salva, ma la situazione cambia ancora nel 1994, dopo la trasformazione di Poste italiane in ente pubblico economico. L’Ipost diviene l’ente previdenziale di tutto il personale dipendente di Poste, ruolo confermato con lo sviluppo dell’operatore in società.
L’ultima modifica è del 1998, con la nomina degli organi istituzionali. Intanto, però, la riforma si fa necessaria; alla scadenza dei mandati e in attesa di un complessivo processo di riordino e razionalizzazione, viene commissariato. Nel 2007 ponendo alla guida Giovanni Ialongo e poi, dopo la sua nomina a presidente di Poste, Rino Tarelli.