In nome della “spending review” e della carenza di organico, a rischio, tra l’altro, parecchie sedi della Polizia postale e delle comunicazioni. Struttura che negli ultimi anni ha conosciuto un importante sviluppo, estendendo la sua attività da lettere e pacchi, radio e tv fino ad internet, quindi a reati informatici, copyright, pedofilia, e-commerce. A denunciarlo, sono numerosi articoli pubblicati nella cronaca locale.
Il progetto, definito dal Dipartimento della pubblica sicurezza, “è stato sviluppato attraverso due direttrici fondamentali”, spiega un documento sottoscritto da otto sigle sindacali, che l’hanno contestato. La prima, “a carattere interno alla Polizia di stato, diretta, sostanzialmente, ad una razionalizzazione dei presìdi delle quattro specialità stradale, ferroviaria, postale e frontiera, un’altra, concertata con il Comando generale dei carabinieri, finalizzata ad una rivisitazione sul territorio della dislocazione dei commissariati di Ps, delle compagnie dei carabinieri e dei reparti speciali”.
Per la Postale, in particolare, si manterrebbero le sole sedi esistenti presso le Corti d’appello.
Non mancano le perplessità e le richieste di precisazione, consegnate in Parlamento sotto forma di interrogazioni dirette al ministro dell’Interno, Angelino Alfano. A proporle in altrettanti documenti, i deputati Tiziano Arlotti (Partito democratico), Chiara Gagnarli (Movimento cinque stelle) ed Achille Toraro (Fratelli d’Italia), nonché i senatori Donatella Albano (ancora Pd) e Johann Karl Berger (Gruppo per le autonomie, Partito socialista italiano e Movimento associativo italiani all’estero).