“Una bellissima notizia che conferma lo stato di salute della nostra azienda nonostante la pesante crisi finanziaria e industriale che ha investito il mondo e quindi anche l’Italia”. Così commentano sei organizzazioni sindacali presenti nel settore (Slp-Cisl, Slc-Cgil, Uil poste, Failp-Cisal, Confsal comunicazioni e Ugl comunicazioni) all’annuncio, avvenuto ieri, dei particolari riguardanti il bilancio 2009 di Poste italiane. “Ancora una volta -prosegue la nota- lo straordinario sforzo profuso dai lavoratori postali ha consentito di raggiungere un risultato impensabile, pur tra mille contraddizioni e difficoltà operative”. La solidità finanziaria di Poste italiane “pone però degli interrogativi per capire, innanzitutto, come si conciliano i buoni risultati di bilancio con lo stato di sofferenza in cui versano interi settori”. “È ormai a tutti noto in Italia come il servizio di recapito postale sia andato progressivamente peggiorando sia nella qualità, sia nella tempistica in considerazione che interi quartieri non vengono più serviti quotidianamente da tempo, nonostante il sensibile calo dei volumi postali. Così come è diffusa in larga parte del Paese l’insoddisfazione dei clienti per le lunghe attese negli uffici postali, anche per semplici operazioni finanziarie, per la mancata copertura delle postazioni di sportello”. Allo stesso tempo, “appare assai strano constatare come tutte le attività interne si siano contratte o limitate al minimo a partire dalla carente strumentazione di lavoro, alla mancata manutenzione degli automezzi, al mancato pagamento di straordinari e missioni, ai carenti sistemi di sicurezza negli uffici, alla vendita progressiva del patrimonio immobiliare”. “Appare ancor di più incomprensibile come un’azienda finanziariamente solida possa chiedere al sindacato di concorrere, attraverso processi di riorganizzazione forse necessari, al taglio di oltre diecimila posti di lavoro nel momento in cui il dramma occupazionale esplode violentemente in tutto il Paese. Riteniamo pertanto che la più grande azienda del Paese non possa dimenarsi tra due verità: una esterna che trasmette solidità di bilanci e positività di risultati e l’altra interna, a noi ben nota, che prefigura una condizione diversa”. Per queste ragioni, l’amministratore delegato, Massimo Sarmi, “deve dire ai sindacati, e forse anche agli azionisti e al Paese, le reali condizioni attuali di Poste italiane e le sue prospettive future in presenza di una crisi oggettiva di tutti gli operatori postali europei. Solamente così il sindacato sarà disposto a continuare i negoziati in un quadro di trasparente verità e non solamente al chiuso dei palazzi aziendali”.