Forse il nome per esteso, in luogo della firma, avrebbe favorito la comunicazione. In ogni caso, il Consiglio nazionale delle ricerche compirà domani novant’anni, e la libreria interna alla sede di via Marrucini a Roma disporrà, proprio lunedì dalle ore 10 alle 13.30, di un annullo speciale. Nell’impronta, il volto del matematico e fisico Vito Volterra, primo presidente della struttura.
Subito dopo lo scoppio della Grande guerra -annotano Raffaella Simili e Giovanni Paoloni in “Per una storia del Consiglio nazionale delle ricerche”- in molti Stati europei gli scienziati cercarono di dar vita ad organismi capaci di aggregare le attività relative alle invenzioni e alla ricerca. Questo fenomeno riguardò in minima parte l’Italia. Solo nel 1916 venne costituito il Comitato nazionale scientifico tecnico per lo sviluppo e l’incremento dell’industria italiana, con il compito di “stringere maggiormente i legami fra la scienza e le sue applicazioni”. Ma la strada era ancora lunga, ed il Cnr sarebbe nato formalmente il 18 novembre del 1923. Nel 1945 venne trasformato in organo dello Stato. Dal 1999 è divenuto -dice la descrizione formale- “ente nazionale di ricerca con competenza scientifica generale e istituti scientifici distribuiti sul territorio, che svolge attività di prioritario interesse per l’avanzamento della scienza e per il progresso del Paese”.
Si occupa prevalentemente di formazione, promozione e coordinamento della ricerca in tutti i settori scientifici e tecnologici.
L’attuale giro di boa -spiegano dagli uffici- è servito per riflettere e confrontarsi “sui valori della ricerca scientifica, sulla sua importanza per la vita economica e sociale, ma anche sulle difficoltà da superare affinché essa venga sempre più percepita come investimento ineludibile e necessario per il futuro”. Un programma ambizioso, “che ha il vantaggio di cadere su un terreno fertile perché la ricerca italiana è di qualità elevata; è internazionalmente competitiva; ha credito presso il sistema produttivo più avanzato e innovativo; attrae numerosi giovani nonostante offra loro, in questa fase, ridotte possibilità di inserimento”.