Accantonata la decisione di Poste italiane di trasferire da Alessandria a Genova la postalizzazione dei giornali locali editi nella provincia piemontese, scelta che avrebbe indotto “conseguenti aggravi economici dovuti al trasporto su gomma dalle rispettive tipografie al capoluogo ligure”, per essere poi riportati indietro. Oltre al fatto di dover chiudere almeno tre ore prima le edizioni per permettere l’accettazione dei giornali.
L’incontro, apparso decisivo, si è svolto ieri presso la sede della Provincia di Alessandria, dopo le perplessità formulate dalla Federazione degli editori di giornali del Piemonte, trasformate fra l’altro in due interrogazioni presentante da Marco Botta (Pdl) alla Camera dei deputati e al Consiglio regionale, istituzioni delle quali è membro.
Alla riunione, oltre ai delegati della Fipeg, della Federazione italiana settimanali cattolici e di Poste, hanno partecipato il vicepresidente della Regione Ugo Cavallera, il vicepresidente del Consiglio regionale Riccardo Molinari, gli onorevoli Marco Botta e Franco Stradella, gli editori e i direttori dei periodici.
Delle preoccupazioni si è fatto carico il presidente della Provincia, Paolo Filippi, che aveva invitato le parti a confrontarsi. Ha sottolineato “l’assoluta necessità di mantenere le attuali condizioni di consegna dei giornali presso le Poste Ferrovia dello scalo alessandrino, per evitare ulteriori difficoltà ad un settore fondamentale per l’informazione locale, e non solo”. Anche il vicepresidente Ugo Cavallera ha sostenuto la medesima richiesta.
Le assicurazioni sono arrivate dal responsabile dei servizi postali Nord Ovest, Roberto Falorni, il quale ha annunciato che gli editori potranno continuare a recapitare i giornali nel Cpo di Alessandria “senza rischi di ritardi nella consegna agli abbonati”. Per quanto concerne particolari esigenze di testate che vengono diffuse in aree diverse, il rappresentante “si è reso disponibile ad esaminare le reali necessità per individuare le soluzioni possibili”.
Nella sua doppia interrogazione Marco Botta aveva definito il progetto “un grave danno per tutta la provincia di Alessandria, che dovrà dipendere da Genova, molto distante e fuori regione, penalizzando l’occupazione, l’efficienza e la tempestività del servizio postale che è vitale per la crescita dell’economia”.