Archiviato (pare, e nonostante qualche segnalazione di segno contrario) il blackout che all’inizio del mese ha fermato gli uffici di Poste italiane, si attende il secondo incontro che venerdì la società avrà con le associazioni dei consumatori. Uno dei fronti su cui dovrà intervenire, ma non l’unico.
Un altro -che ha come interlocutore principale il ministero allo Sviluppo economico- è quello del Parlamento, dove nelle ultime due settimane sono stati presentati almeno quindici documenti (interrogazioni a risposta scritta e non solo) nei quali deputati e senatori, di maggioranza ed opposizione, chiedono conto di quanto è accaduto. Nel frattempo, lo stesso dicastero ha avviato un’istruttoria amministrativa.
Il problema è arrivato persino alla Commissione Europea, dove Pino Arlacchi, del Pd, ha domandato quali rimedi Bruxelles ritenga “utili a risarcire i consumatori utenti postali italiani per i disservizi subiti”. “La Banca europea per gli investimenti di cui l’Italia é azionista importante, detenendo circa il 16 % del capitale azionario, sin dal 2001, ha erogato a Poste italiane prestiti per un totale di un miliardo di euro per sostenere la modernizzazione della logistica”. “In particolare -prosegue l’eurodeputato- nel mese di dicembre 2009, la Bei e Poste italiane hanno firmato un contratto di 200 milioni di euro per finanziare un piano pluriennale di sviluppo della società. Il prestito doveva servire a finanziare parte del piano di Poste italiane per aggiornare la sua rete informatica attraverso l’introduzione di tecnologie avanzate per supportare nuovi servizi. È inaccettabile che nonostante queste ingenti risorse a disposizione… gli utenti italiani abbiano dovuto sopportare notevoli ritardi e conseguenti disagi, legati all’operatività di un software”.