Addio a Pietro Paolo Mennea, scomparso oggi a sessant’anni dopo una lunga malattia: era nato a Barletta il 28 giugno 1952. Occorre, ad esempio, andare fino a Penrhyn, atollo delle isole Cook dotato di proprie produzioni postali, per avere un riferimento dentellato. Uscì il 14 novembre 1980 (il nominale è pari a 50 centesimi di dollaro), inserito in una serie da otto francobolli dedicata ai campioni di “Mosca 1980”. Proprio le Olimpiadi che passarono alla storia soprattutto per il boicottaggio voluto dagli Stati Uniti e da altri Paesi per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan perpetrata dall’allora Unione Sovietica. L’Italia scelse una posizione intermedia, e l’atleta riuscì a conquistare, fra l’altro, il primo posto nei duecento metri. Uno dei suoi risultati più significativi, ma non l’unico: per sedici anni detenne il record mondiale sulla distanza ed il medagliere brilla di numerosi esiti: conta 2 record mondiali, 8 europei, 33 italiani, 5 Giochi olimpici (un primato per un velocista), 52 presenze con la maglia della nazionale.
“Rappresenta qualcosa di più di un simbolo, è una leggenda. Ha caratterizzato un’epoca, perché era un uomo normale, non un superuomo, ma è riuscito a compiere imprese che hanno scritto la storia”, commenta a botta calda il presidente del Comitato olimpico nazionale italiano, Giovanni Malagò. “È una perdita incolmabile. Aveva qualità impressionanti, sicuramente, ma il sudore, la fatica per lui erano fondamentali. Ne faceva un dogma”.
Chiusa la carriera sportiva, esercitò come avvocato e come politico.
Domani, presso la stessa sede del Coni, verrà allestita la camera ardente: è la prima volta per un campione olimpico. I funerali si svolgeranno sabato.