“Una trovata mediatica”: così il 14 luglio 2009 l’amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi, bollò la notizia dei presunti camion carichi di posta e da Milano diretti al macero. Ma, questa volta, le partite di invii non consegnate ed accantonate sarebbero state trovate davvero, e dagli agenti della Guardia di finanza. Il caso, riguardante Lecce, è scoppiato oggi. Dopo le segnalazioni da parte dei cittadini che attendevano invano la propria corrispondenza, un paio di mesi fa i militari hanno avviato le indagini. Poi hanno fermato un mezzo partito dall’impianto di via Lequile e diretto alla ditta incaricata della distruzione. A raccontarlo è, tra gli altri, il quotidiano locale “Lecceprima.it”. “Su 29 quintali fra sacchi e pacchi (22 di corrispondenza, 7 di altra documentazione, commerciale, pubblicitaria, nazionale, estera, e via dicendo), da una prima campionatura (gli accertamenti sono ancora in corso, tanto è vasto il materiale) è risultato che almeno 3 quintali di posta, lì in mezzo, non dovevano starci. In alcuni casi, il recapito non sarebbe mai stato neanche tentato”. Il modello “24B” -il cartellino da applicare sulle spedizioni inesitate- magari mai apposto. O lasciato in bianco, senza indicazioni. Indagati, per il momento, due funzionari, due capireparto e un caposquadra recapiti per violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza, abuso d’ufficio e appropriazione indebita.