Da una parte 56,4 milioni di titoli ed 8,2 di clienti, dall’altra 30,3 milioni di titoli e 23,8 di clienti. I dati, aggiornati al 30 settembre scorso, riguardano buoni fruttiferi e libretti di risparmio garantiti dallo Stato, emessi da Cassa depositi e prestiti e distribuiti da Poste italiane. Rappresentano -così li definiscono in azienda- “un pilastro del risparmio” nazionale. È il quadro base che l’amministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio, settimana scorsa ha consegnato alla commissione di vigilanza sulla stessa Cdp, organismo che coinvolge Camera e Senato.
Dietro, un contesto influenzato pesantemente dal calo dei tassi di interesse registrato dal mercato, fenomeno che ha avuto conseguenze pure su tali prodotti per così dire tradizionali. Nonostante i rendimenti poco allettanti, i numeri hanno tenuto: negli ultimi tre anni, la raccolta lorda del risparmio postale è passata da 78,6 miliardi di euro (nel 2014) a 79,2 (2015) e 75,7 (2016), mentre lo stock è cambiato da 321,6 miliardi (2014) a 323,7 (2015) e poi a 323,4 (2016). Anche da questi numeri, però, si registra un “crescente interesse dei risparmiatori verso nuovi strumenti di investimento”. Come i prodotti a capitale non sempre garantito: polizze vita, fondi ed obbligazioni che prevedono un profilo di rischio medio ed una prospettiva di profitto a medio-lungo termine oscillante tra lo 0% ed il 5%.