“Il tema della riorganizzazione di alcuni servizi pubblici strategici deve essere affrontato, in questa particolare congiuntura economica che sta investendo il Paese, non parlando genericamente di «tagli», «riorganizzazione» ed «efficienza»”. Così -nel dibattito preelettorale- si è espresso il coordinatore veneto di Futuro e libertà per l’Italia, Giorgio Conte.
Il riferimento, in particolare, è alle chiusure delle sedi ritenute diseconomiche, alla razionalizzazione, insomma. “Abbiamo assistito in questi ultimi mesi a numerose proteste per la chiusura di piccole agenzie di Poste italiane in comuni montani, frazioni isolate e piccole realtà. La protesta delle comunità locali c'è stata, poco visibile proprio per le dimensioni di quelle realtà. Riteniamo che la ricerca della redditività del servizio debba fermarsi di fronte alle esigenze di piccole comunità, anziani, realtà fortemente decentrate, magari montane o con difficoltà di collegamento. Questo per la natura stessa di un servizio pubblico, la cui rilevanza economica non può e non deve prevalere sulla rilevanza sociale”.
Secondo Conte, “la rete territoriale, la capillare diffusione su tutto il territorio nazionale, la presenza di operatori ed agenzie in ogni comune d’Italia non è ancora sfruttata nelle sue potenzialità e anzi vi sono segnali che vanno in direzione opposta”.
“Crediamo si possa fare sintesi di queste esigenze, attraverso orientamenti chiari, all’interno del contratto di servizio 2013, ancora colpevolmente in ritardo nella sua redazione. Vogliamo tornare a dire che il patrimonio di risorse umane e la rete territoriale di Poste italiane sono una risorsa per il Paese”.