Una conferenza stampa alla quale sono intervenuti, come “testimoni”, rappresentanti del mondo accademico e scientifico, postale e collezionistico; l’edificio che a Prato ospita la sede con lunghi drappi neri alle finestre; il sito internet oscurato per una settimana; due “fantasmi” in giro per il centro storico a distribuire volantini informativi ai passanti...
È il primo bilancio della “zingarata” -termine toscano che richiama la saga cinematografica di “Amici miei”- organizzata tra lunedì e martedì per spiegare come l’Istituto di studi storici postali sia a rischio chiusura. “«Zingarata» -ha precisato il direttore dell’Issp, Andrea Giuntini- non vuol dire «pagliacciata». La situazione è molto seria. I ventilati tagli ministeriali previsti quest’anno per noi costituiranno una batosta, che si aggiunge a tutte le restrizioni registrate negli ultimi bilanci. Abbiamo già tagliato iniziative, abbiamo ridotto le attività, probabilmente saremo costretti a rinunciare agli spazi che abbiamo in affitto, ma non possiamo andare avanti così. L’assegno 2009 del ministero per i Beni e le attività culturali, ad esempio, ha rappresentato il 41% dei contributi pubblici complessivi. Ma anche le altre realtà pubbliche gradualmente sono state costrette a stringere i sostegni”.
“Dopo quasi trent’anni di lavoro e presenza sul territorio, è arrivato il momento di cominciare a chiederci: ma ha ancora senso operare in queste condizioni?”.
“Il problema -ha poi aggiunto- non è avviare progetti straordinari, per i quali, di fronte a proposte serie, i soldi si trovano, come dimostrano i lavori finanziati, ad esempio, da Anas e Cesvot. La nostra difficoltà è garantire l’attività ordinaria. Nel 2009, tanto per dire, il costo di personale, affitto ed utenze è stato di 63mila euro, contro un’entrata da strutture pubbliche per 21mila. E non è che i soldi avuti per i progetti possano essere dirottati per queste esigenze...”.
Anche il possibile scioglimento presenta problemi, anzi garantisce il paradosso. “In base allo statuto, se l’Istituto dovesse chiudere, sarà obbligato a cedere il patrimonio librario (oltre 28 mila tra volumi ed articoli, 1.179 testate specialistiche...) al sistema bibliotecario provinciale, e i costi per la conservazione in carico a quest’ultimo di certo saranno maggiori di quelli attuali. Non conviene, dunque, trovare una formula che possa accogliere le nostre esigenze?”.
Intanto, Prato parla, anche attraverso giornali e televisioni; si rende conto che potrebbe perdere una realtà priva di confronti in Italia. E che in Europa si interfaccia con strutture come il Comité pour l’histoire de la poste, la Conference of european communication museums, l’International philatelic libraries association.