Saranno all’incirca seicento gli alunni che, tra il 23 ed il 25 marzo, raggiungeranno per una visita “Milanofil”. Convergeranno, certo, dai plessi della metropoli, ma anche da quelli di altre città della Lombardia, in particolare da Bergamo, Brescia, Mantova, Pavia e Varese, cui si aggiungeranno due pullman in arrivo da Montevarchi (Arezzo) e Noale (Venezia). Anche grazie al supporto dei volontari che fanno capo alla Federazione fra le società filateliche italiane, al salone del francobollo organizzato da Poste italiane i giovanissimi troveranno giochi ed intrattenimenti, qualche momento che richiede maggiore attenzione, la caccia al tesoro con i materiali offerti dalle aziende fra le quali Vaccari srl.
Gli insegnanti più scrupolosi, però, hanno lavorato d’anticipo, invitando nelle classi gli addetti di Poste italiane appositamente preparati nell’ambito del progetto “Filatelia e scuola”. E “Vaccari news” è andata ad assistere a qualche incontro, nel caso specifico condotto dalla referente regionale per la filatelia, Antonella Foschetti (la quale, con l’allora divisione guidata da Marisa Giannini, ha curato la stesura del programma didattico nazionale, periodicamente aggiornato), e dalla specialista della filiale Milano 1 città, Stefania Ardiri.
Nonostante il percorso teorico proposto alle classi sia comune, l’approccio varia sul campo in funzione di come gli scolari reagiscono agli stimoli e in base ai quesiti che pongono. Sapendo che il francobollo “non è nato per essere collezionato, ma per affrancare qualcosa, cioè per pagare il servizio necessario al trasporto dell’oggetto”. E operando a 360 gradi, perché “non esiste un argomento che non sia stato trattato attraverso il francobollo”. Ecco citati, come esempi, le squadre di calcio, le conchiglie, gli animali, persino il gelato! Ed alcuni non sono stampati su carta, ma utilizzano supporti diversi, come la seta o il merletto…
Si impara ad osservare l’esemplare distinguendone gli elementi caratteristici, dal nominale al Paese di emissione, dalla dentellatura alle indicazioni produttive. E magari, disegnandone uno, si apprende a sintetizzare in pochi tratti -per giunta di piccole dimensioni- un soggetto, anzi meglio: l’idea che lo accompagna. Nel frattempo, si scopre che il servizio postale è ben antico ed è cresciuto in base alla società e alla tecnologia disponibile. Domanda dopo domanda, ci si avvicina alla storia del francobollo, dalla riforma compiuta con Rowland Hill alle evoluzioni successive e al successo, come strumento quotidiano, che ha avuto tra il pubblico. Una parte del quale ha subìto il fascino del collezionismo, attività particolare che richiede metodo e garantisce tempo trascorso piacevolmente, cultura, conoscenze di cose e persone. Ecco un modo semplice per spiegare come nacque la filatelia.
Si imparano anche aspetti che, all’epoca di internet, non sono poi così banali. Come a stendere una lettera, avendo coscienza che “il piacere di scrivere due righe a qualcuno non può essere sostituto dai cellulari o dalle e-mail”. Due righe e di proprio pugno “hanno un valore intimo e personale”, permettono di usare la mente e la scrittura. Si apprende a compilare correttamente l’indirizzo sulla busta, senza trascurare il codice di avviamento e, al retro, l’indicazione del mittente. Ed anche sulla calligrafia c’è da dire, perché “ci sono specialisti che la studiano per capire meglio le personalità”.
E poi, magari, si torna al francobollo, anzi al primo francobollo, il “Penny black”. Perché rappresenta Vittoria? In un’epoca dove l’immagine era un bene raro e costoso, si sfruttò l’opportunità per far vedere a tutti il volto della regina.
E il filatelista? Facile, ha sei dita! Il sesto, rappresentato dalle pinzette!