Nuova grana per Poste italiane, questa volta nel settore del risparmio. Il problema riguarda le polizze di tipo “unit linked”. Questa tipologia -spiegano ad esempio dal Centro di ricerca e tutela dei consumatori e degli utenti- è “una polizza vita ad alto contenuto speculativo”. Il denaro, cioè il premio, che si consegna al gestore (banca, sim o compagnia d’assicurazione) viene destinato a fondi di investimento, i quali posseggono generalmente una parte più o meno elevata di azioni. Il rendimento è legato così a quanto frutta il fondo; non vi sono garanzie di ritorni minimi o di riavere indietro il versato. Tali strumenti non possono essere considerati polizze vita, anche secondo il Tribunale della Spezia, che incidentalmente ha valutato un caso in cui il beneficiario aveva chiesto la riscossione dopo la scadenza e Poste vita aveva respinto la domanda. Il giudice -annota Sandra Riccio sul “Corriere della sera”- ritiene che il documento, nel caso specifico denominato “Formula 7”, è solo un contratto “a carattere prevalentemente finanziario” (e solo in via residuale assicurativo), per cui non si applicano le norme del Codice civile in materia di prescrizione dei diritti dell’assicurato.
Nate per investire, non assicurare
27 Ott 2017 11:21 - NEWS FROM ITALY
La sentenza di un giudice valuta diversamente, rispetto a quanto considerato da Poste vita, le polizze “unit linked”
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