Monitorare gli arrivi così da identificare più facilmente i fenomeni di “remailing”, cioè le triangolazioni tra operatori allo scopo di scontare tariffe più basse. Ma anche presidiare il campionamento e la pesatura dei dispacci; rilevare i flussi; verificare e contabilizzare il corriere in grandi quantità proveniente da Paesi in via di sviluppo; accertare le spedizioni o gli avviamenti errati. Sono questi i principali motivi che hanno indotto Poste a riorganizzare le lavorazioni internazionali, già oggi concentrate su Milano e Roma. Il “remailing”, in particolare, assume un’importanza significativa ed è difficile da seguire poiché cambia spesso forma, seguendo le opportunità offerte dal mercato. Così, non è raro che un mittente italiano impieghi un vettore straniero per inoltrare grandi quantità di plichi nella Penisola, oppure che le tracce portino addirittura a tre nazionalità differenti: speditore di un Paese, affrancatura di un altro e destinazione al di sotto delle Alpi. Individuare i diversi casi permette alla società di capire gli sviluppi ed affrontarli. Anche con sanzioni, pari all’80% della tariffa interna aggirata. Per questo lo studio del fenomeno viene centralizzato nella struttura di controllo operativo, interna al Cmp di Peschiera Borromeo, a pochi passi dall’aeroporto di Linate. Ottimizzazione, invece, è la parola d’ordine del settore che segue i reclami internazionali, dove sono necessari veri specialisti della materia. Oggi lavorano sulle due principali metropoli, ma l’obiettivo è creare un unico punto di riferimento, la sede centrale.
È guerra al “remailing”
23 Feb 2011 21:04 - NEWS FROM ITALY
Reagire al fenomeno costituisce uno degli obiettivi che Poste italiane si è data. Anche per questo ha rivisto la struttura che segue i rapporti internazionali