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editor Fabio Bonacina

27885 news from 8/3/2003

Il pittore cinquecentesco, riscoperto nel secolo scorso, protagonista del percorso di palazzo Barberini. Tra le sue opere ritorna “L’inverno”, conservato a Vienna e ripreso nel 170 lire italiano

A palazzo Barberini, fino all’11 febbraio
A palazzo Barberini, fino all’11 febbraio

Il più noto repertorio pittorico di Arcimboldo (1526-1593) esposto nell’omonima mostra aperta presso palazzo Barberini, a Roma. Ancora fino all’11 febbraio. In particolare, campeggiano le fantasiose composizioni riguardanti le stagioni, gli elementi naturali, le professioni (il bibliotecario ed il giurista), le “teste reversibili” del cuoco e dell’ortolano. Figura, tra l’altro, “L’inverno” nella versione, risalente al 1563, ora custodita al Kunsthistorisches museum di Vienna. Proprio quella che il 5 settembre 1977 -per opera di Alceo Quieti- venne trasformata dall’Italia in un francobollo da 170 lire inquadrato nel modulo “Arte italiana”. Niente da fare, invece, per il tributo dello Smom datato 26 maggio 2008: i quattro esemplari da 1,40 euro ciascuno dedicati appunto alle stagioni citano i dipinti presenti al Louvre, mentre nel percorso ne compaiono altri, a testimoniare una produzione all’epoca particolarmente richiesta.

Si fa notare il “Ritratto di Antonietta Gonzalez”, creato nel 1595 circa da Lavinia Fontana e adesso al Musée du chateau di Blois. La donna, affetta come altri componenti della sua famiglia da ipertricosi, costituiva un campione della curiosità. È rappresentata con in mano quella che potrebbe essere una missiva volta a raccontarne la storia. Tra le non poche riproduzioni presenti, una risulta postale: è la “Lettera autografa accompagnata da una serie di tredici disegni sulla sericoltura”, realizzata attorno al 1586-1587 dallo stesso Giuseppe Arcimboldi (questo è il nome completo) con penna, inchiostro blu ed acquerello blu su carta; l’originale è posseduto dal Museum of fine arts di Boston.

Curata da una fra le maggiori studiose dell’artista e già direttrice della pinacoteca al Kunsthistorisches museum di Vienna, Sylvia Ferino-Pagden, la rassegna propone una ventina di capolavori autografi, disegni e quadri del protagonista. Complessivamente, gli oggetti sono un centinaio; risultano -viene spiegato- “dipinti e copie arcimboldesche, oltre a una serie di oggetti delle famosissime wunderkammern imperiali, delle botteghe numismatiche e di arti applicate, milanesi e non, fino a disegni di erbari, frutta, animali, di cui all’epoca si faceva gran studio al fine di incrementare serre, serragli e giardini ma, anche e soprattutto, la conoscenza scientifica”.

Formatosi alla bottega del padre, il personaggio fu inoltre poeta e filosofo. Grazie alle sue “bizzarrie” e alle “pitture ridicole”, è stato tra gli artefici della cultura manierista internazionale. Ciononostante, solo negli anni Trenta del Novecento venne riscoperto, poiché considerato il più importante antesignano di Dadaismo e Surrealismo.

Sei le sezioni in cui l’allestimento è organizzato. Un consiglio: evitare di portare borse piuttosto grandi: gli armadietti sono piccoli e, in ogni caso, non tutti hanno la relativa chiave.

“L’inverno” del 1563 proposto dal Kunsthistorisches museum di Vienna e la trasposizione postale italiana, dovuta ad Alceo Quieti
“L’inverno” del 1563 proposto dal Kunsthistorisches museum di Vienna e la trasposizione postale italiana, dovuta ad Alceo Quieti



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