L’Italia lo sta ricordando nel mezzo secolo passato dalla sua scomparsa, avvenuta il 15 aprile 1967. È Antonio de Curtis Gagliardi Griffo Focas Comneno di Bisanzio, decisamente più noto come Totò. “Voleva essere chiamato «principe», era una sua debolezza anche se, carte alla mano, aveva avuto effettivamente riconosciuto dai tribunali il diritto”, annotava -il 29 agosto 1995, quando venne emesso il 750 lire italiano- il presidente della Biennale di Venezia, Gian Luigi Rondi. Non erano però i documenti a renderlo tale ma, nella sua lunghissima carriera, “quelle virtù comiche che, anche se agli inizi accolte con qualche reticenza, presto dovevano farlo definire da tutti il vero «principe della risata»”.
Accanto al francobollo, e senza dimenticare il dentello di San Marino disponibile dal 4 giugno 2005 a 45 centesimi, non mancano altri richiami postali, come le scene per la compilazione delle epistole: mirabili quelle in “Totò, Peppino e… la malafemmina”, in “Totò, Peppino e i fuorilegge”, in “Miseria e nobiltà”. Oppure che pongono al centro il portalettere, ad esempio con “I due marescialli” (l’attore convoca il fattorino per intercettare corrispondenze sospette che possano contenere messaggi in codice) e “Totò diabolicus” (lo aggredisce mentre entra in casa per consegnare il corriere).
Nel frattempo, fino al 9 luglio la sua Napoli gli sta dedicando una mostra; s’intitola “Totò genio” ed è stata voluta dall’Associazione “Antonio de Curtis”. Curata da Alessandro Nicosia, è la prima antologica intitolata all’artista, precisano gli organizzatori. Vuole mettere in luce la grandezza di uno dei maggiori interpreti italiani del Novecento, attore di teatro e di cinema (sono 97 i film da lui interpretati) ma anche poeta e autore di canzoni.
Il visitatore è condotto a ripercorrere, attraverso centinaia di documenti tra missive, fotografie, filmati, costumi di scena, locandine, interviste, disegni, pubblicazioni e giornali d’epoca, spezzoni cinematografici e televisivi, manoscritti personali, cimeli e materiale inedito, la figura, l’arte e la vita del protagonista. Tre le sedi in cui l’allestimento si sviluppa: il Museo civico di castel Nuovo (accoglie “Genio tra i geni” e racconta l’interfacciarsi con i grandi della cultura), palazzo Reale (“Totò, che spettacolo!”: l’esistenza, il varietà, la poesia, le canzoni, la biblioteca e gli oggetti, così da analizzarne il rapporto con le arti), il Convento di san Domenico Maggiore (“Dentro Totò”: 250 scatti che lo ritraggono nei fuoriscena, nei momenti di vita quotidiana, nelle serate mondane e che mostrano le passioni, come quella per gli animali; si aggiungono i poster e le pubblicità commerciali che ha interpretato).
Poi il percorso verrà riallestito in altre città.
Testo integrato il 31 maggio 2018.