Ancora adesso, novant’anni dopo, non si sa quando effettivamente vennero emessi; si parla genericamente del marzo 1924. La serie riguarda quattordici realtà culturali ed assistenziali che, fino al dicembre dello stesso anno, in luogo dell’esenzione postale utilizzarono apposite produzioni, realizzate in numero variabile. Se la Vigilanza obbligo scolastico ne ottenne una sola (da 25 centesimi), l’Associazione nazionale mutilati ed invalidi di guerra - Roma ne registrò ben otto, sedici se si contano anche i sovrastampati (5, 10, 25, 30, 50 centesimi, 1,00, 3,00 e 5,00 lire) ed otto ne ebbe l’Opera nazionale protezione assistenza invalidi di guerra.
I cataloghi dedicano loro un capitolo etichettato come “Enti semistatali” (Bolaffi ed Unificato) o “Enti parastatali” (Sassone). Mediamente, sono abbastanza comuni (anche se non mancano importanti rarità allo stato di nuovo, con e senza linguella, ed usato), mentre risultano sempre difficili da trovare su documento.
Vennero diffusi per dare una risposta alle strutture pubbliche che non godevano più dell’esenzione, per la quale bastava applicare il relativo timbro. Al tempo stesso, servivano a monitorare dal punto di vista quantitativo gli invii che le stesse facevano e contabilizzarne gli oneri al ministero di riferimento.
All’epoca non vennero graditi dai filatelisti, e non mancarono le lamentele censite dai giornali. Anche perché, normativa alla mano, almeno nei progetti iniziali (rilevabili, ad esempio, dal regio decreto del 9 luglio 1923), si ipotizzava che i soggetti sarebbero potuti cambiare ogni anno, perlomeno nel millesimo, e gli uffici coinvolti non potevano cedere tali materiali a terzi od impiegarli per altro scopo. Solo quelli avanzati e sostituiti con gli aggiornati sarebbero stati messi in vendita a favore degli appassionati. Ed i prezzi “saranno determinati con decreti ministeriali, previo parere del consiglio di amministrazione”. Per fortuna, le cose andarono diversamente, e con il Capodanno il capitolo si chiuse per sempre.