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editor Fabio Bonacina

27893 news from 8/3/2003

La mostra in corso a Milano, con oltre centoventi opere, permette di individuare gli oli che hanno ispirato cartevalori postali. E poi c’è quella “Accusa segreta” che...

Il “Ritratto della contessina Antonietta Negroni Prati Morosini”…
Il “Ritratto della contessina Antonietta Negroni Prati Morosini”…

Certo, l’originale da cui è stato ripreso il soggetto del 300 lire emesso il 3 novembre 1982 non è stato dimenticato. È il “Ritratto della contessina Antonietta Negroni Prati Morosini”, risalente al 1858 ed in genere collocato alla Galleria d’arte moderna cittadina. Venne inserito nella serie “Arte italiana” e rappresenta l’unico francobollo che il Bel Paese ha espressamente dedicato al suo autore, Francesco Hayez, vissuto tra il 1791 ed il 1882. Autore cui ora Milano ha intitolato una mostra: “Hayez”, alle Gallerie d’Italia di piazza Scala, sino al 21 febbraio.

La rassegna, tuttavia, permette di riscoprire ulteriori suoi oli su tela trasformati in cartevalori, sempre ritratti. Come quello per Alessandro Manzoni del 1841 (di norma è alla Pinacoteca di Brera), che i filatelisti rivedono nel 25 lire datante 22 maggio 1973 e capace di ricordare lo scrittore nel centenario della morte. Oppure le raffigurazioni della principessa Cristina Barbiano di Belgiojoso Trivulzio, del 1830-1831 ed ora appartenente ad una collezione privata, e della contessa Clara Maffei, realizzato attorno al 1845 ed abitualmente detenuto al Museo civico di Riva del Garda (Trento). Entrambi i lavori compaiono in uno dei foglietti da 0,60 euro lanciati il 2 giugno 2011 pensando al centocinquantesimo anniversario dell’Unità.

Le citazioni non sono finite. Va annoverata poi “Accusa segreta”, del 1847-1848, opera prestata dai Musei civici di Pavia. Il suo interesse è postale, con quel messaggio dal contenuto ignoto ma grave, capace di stravolgere l’umore della donna che l’ha ricevuto.

Cornice dopo cornice, sono oltre centoventi i reperti allineati nel percorso. Emerge una retrospettiva sul personaggio che i promotori non esitano nel definire la più completa. Naturalmente, c’è anche “Il bacio” (a dirla tutta, ve ne sono tre versioni, del 1859, 1861 e 1867, la prima proveniente da Brera e le altre da collezioni private!). Soggetto che -intervenuto in rappresentanza della struttura organizzatrice, facente capo ad Intesa Sanpaolo- Giovanni Bazoli ritiene una delle opere più significative di tutta l’arte nazionale. La figura era nella mente di Federico Seneca quando ideò il logo della Perugina, poi finito nel pubblicitario espresso da 60 centesimi, previsto per debuttare nel 1924 però accantonato.

La mostra -ha aggiunto ancora Bazoli- “rappresenta l’occasione di un grande rilancio” dell’autore, il quale in vita ottenne molto successo, per finire dimenticato. Negli ultimi tempi, comunque, ha registrato una certa riscoperta. “Un pittore geniale”, l’ha definito il curatore Fernando Mazzocca. “Non ha avuto maestri, se non Canova”, concentrandosi da una parte sulla pittura storica e religiosa, dall’altra a raffigurare persone. “Ha unificato l’Italia con la pittura, come Manzoni l’ha fatto con la letteratura e Verdi con la musica”.

…ed “Accusa segreta”. Sono due delle opere esposte che hanno richiami filatelico-postali. Di norma sono conservate alla Galleria d’arte moderna di Milano ed ai Musei civici di Pavia
…ed “Accusa segreta”. Sono due delle opere esposte che hanno richiami filatelico-postali. Di norma sono conservate alla Galleria d’arte moderna di Milano ed ai Musei civici di Pavia



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