Nel 2010 l’Efta, in italiano Associazione europea di libero scambio (Aels), celebra il mezzo secolo di attività, contando su appena quattro membri residui: due (Norvegia e Svizzera) rimasti dalla pattuglia dei fondatori che volevano trovare un’alternativa all’allora Comunità economica europea -gli altri oggi fanno parte dell’Ue- e due (Islanda e Liechtenstein) che si sarebbero inseriti successivamente. Il gruppo, oltretutto, potrebbe scendere ulteriormente, dato che Reykjavík l’anno scorso ha bussato alle porte di Bruxelles.
Vista dalla Svizzera, l’esperienza resta comunque positiva. Solo cinquant’anni fa -dicono da Berna- “nessuno avrebbe creduto che l’Aels potesse agire a livello globale con i propri accordi di libero scambio”. I vantaggi per un Paese esportatore com’è appunto la Svizzera sono definiti cospicui: una parte considerevole delle condizioni quadro per il commercio con l’estero si basa infatti sui negoziati sottoscritti dal sodalizio con Stati terzi. In particolare, l’entrata in vigore dello Spazio economico europeo nel 1994 e gli accordi della delegazione elvetica con l’Ue del 2002 e 2004 hanno originato un mercato comune che coinvolge pressoché tutto il Vecchio continente.
Il 3 settembre l’anniversario verrà sottolineato con una carta valore da 1,40 franchi. Si caratterizza per un’impaginazione inconsueta: la sigla dell’Efta è posizionata a cavallo della dentellatura, scelta che rende difficile la lettura. È completata con testi esplicativi in inglese.
Il giro di boa è stato ricordato il 7 giugno pure dal Liechtenstein.